
L’Italia si conferma un esemplare protagonista globalmente nell’ambito della transizione ecologica, avendo raggiunto quasi 3,2 milioni di impieghi attivi nell’economia verde. Il risalto nazionale verso una maggiore sostenibilità si è manifestato con chiaro dinamismo nell’ultima edizione del forum ‘L’Italia in cantiere’, dove Legambiente ha rilanciato con vigore la necessità di un’accelerazione verso la decarbonizzazione e l’innovazione di processi e prodotti.
Secondo Legambiente, per competere efficacemente sui mercati globali e incrementare le opportunità di lavoro, l’Italia deve perseguire un’economia decarbonizzata e circolare. L’imperativo è quello di rimuovere gli ostacoli non tecnologici, accelerare le procedure di autorizzazione, e assicurare controlli più incisivi. Inoltre, è cruciale liberare il sistema energetico dalle grinfie della speculazione legata al gas, un passaggio decisivo per garantire competitività e stabilità nei prezzi per le imprese e per i consumatori.
Il settore dell’economia circolare e quello energetico, focalizzato sulle fonti di energia rinnovabile, sono identificati come i motori principali di questa spinta riformatrice. Il rapporto GreenItaly 2024 elaborato dalla Fondazione Symbola, Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne, evidenzia una crescita impressionante: nel 2023, i professionisti operanti nel settore dell’economia verde rappresentavano il 13,4% del totale degli occupati, arrivando a toccare i 3.163.400 individui. Risalta inoltre il dato sui nuovi contratti attivati all’interno delle filiere verdi, che si attestano a 1.918.610, equivalenti al 34,8% del totale dei nuovi contratti attivati nel Paese nell’anno in esame.
Un’analisi più dettagliata rivela che le regioni di Lombardia e Emilia-Romagna si pongono in testa con una percentuale del 15% di green jobs sui totale degli occupati. Seguono, non troppo da lontano, l’Umbria con il 14,7%, il Piemonte e il Trentino-Alto Adige entrambi con il 14,3%. Il Lazio, con il 13,7%, la Toscana e il Veneto entrambi al 13,6%, il Friuli-Venezia Giulia al 13,4%, l’Abruzzo con il 13,1% e il Molise al 12,6% si collocano nella fascia media. Al fondo della classifica, con proporzioni still notevolmente significative, troviamo la Sicilia e la Sardegna con, rispettivamente, il 10,5% e il 10%.
Questo fervore verso una crescita verde non è solo una manifestazione di responsabilità ambientale, ma rappresenta anche una concreta opportunità economica. La transizione verso sistemi di produzione e consumo più sostenibili apre nuovi orizzonti per l’innovazione, il design, la tecnologia e, non da ultimo, per una politica industriale rivitalizzata che incoraggi l’investimento in settori chiave.
L’adozione di strategie più verdi non è solamente una necessità ecologica, ma è un pilastro fondamentale per un’economia resiliente e innovativa che può vantare una vivace partecipazione sullo scacchiere internazionale. L’Italia, con l’ambizione e i passi concreti già compiuti, si configura come un modello di riferimento nell’affrontare le sfide del nostro tempo, proiettandosi verso un futuro dove economia e ambiente non solo coesistono, ma si potenziano reciprocamente.