
In una svolta decisiva per il futuro del sistema giudiziario italiano, la Commissione Giustizia del Senato ha dato il suo benestare all’introduzione dei test attitudinali per i magistrati, come parte dei decreti attuativi della riforma dell’attuale Ministro della Giustizia, Marta Cartabia. Il relatore Pierantonio Zanettin, esponente di Forza Italia, e la presidente della Commissione Giulia Bongiorno, della Lega, si sono espressi favorevolmente per questa novità che mira a innovare il processo di selezione e formazione delle toghe italiane.
Non senza dibattiti e confronti interni, la proposta dei test attitudinali ha attraversato un percorso accidentato, arrivando a trovare un consenso significativo all’interno della maggioranza solo dopo un lungo periodo di riflessioni e di discussioni. In particolare, Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha spinto con insistenza per l’introduzione di questa misura. Già in un Consiglio dei ministri dello scorso novembre, Mantovano aveva sottolineato l’importanza di valutare non solo le competenze tecniche ma anche le capacità psico-attitudinali dei futuri magistrati.
Le resistenze sono venute dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha espresso la sua opposizione alla norma. Nonostante ciò, la linea promossa da Mantovano sembra aver ottenuto il sopravvento, delineando un nuovo orientamento nella selezione dei magistrati.
L’introduzione di test attitudinali è una novità di spicco nel panorama giudiziario nazionale, con l’obiettivo di garantire che non solo le conoscenze giuridiche, ma anche le attitudini personali e interpersonali siano parte integrante dei criteri di valutazione. Questi test dovrebbero contribuire a formare un quadro più completo dell’idoneità del candidato a rivestire una funzione tanto delicata e influente quanto quella del magistrato.
Questo cambiamento segue la scia di altre riforme intraprese in vari paesi per accrescere l’efficienza e l’equità del sistema giuridico. L’applicazione pratica della riforma e la metodologia dei test saranno cruciali per determinarne l’efficacia e l’accettazione all’interno della magistratura e dalla cittadinanza, che chiede un’amministrazione della giustizia sempre più equilibrata e trasparente.
Con il procedere dell’esame dei decreti attuativi della riforma Cartabia, si attenderà di vedere l’approvazione finale di questa misura e come questa potrà concretamente influenzare la qualità del sistema giudiziario italiano. Una cosa è certa: con questa decisione, il dibattito sulla giustizia in Italia si arricchisce di un nuovo capitolo, e la società civile osserva con attenzione i passi che il legislatore è pronto a compiere.