In un contesto globale dove l’era digitale e la sovranità dei dati orchestriano ogni aspetto della nostra realtà quotidiana, non si può sottovalutare l’importanza della protezione dei dati personali. Questo tema è stato brillantemente trattato da Pasquale Stanzione, presidente del Garante per la protezione dei dati personali, durante il recente incontro del G7 Privacy tenutosi a Roma.
Un mondo virtuale, dove “siamo ciò che internet afferma che siamo”, esige un aggiornamento normativo affinché la tutela della privacy non sia solo un diritto, ma un presupposto per l’esercizio di tutte le altre libertà. La protezione dei dati emerge quindi non solo come un semplice dovere, ma come un prerequisito critico per garantire il libero sviluppo dell’individuo nella società moderna.
Stanzione ha sottolineato come, nell’attuale dominio della tecnologia e con l’ascesa dei sistemi basati sull’intelligenza artificiale (IA), la regolamentazione diventa un imperativo per prevenire la trasformazione dello Stato di diritto in un ‘algocrazia’, dove le decisioni sono dominate da algoritmi che possono accentuare diseguaglianze e discriminatorietà se non adeguatamente controllati.
Con il privacy dei dati al centro del dibattito, l’incontro ha visto la partecipazione di delegati internazionali, tra cui i rappresentanti delle autorità di protezione dei dati di Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, oltre che del Comitato Europeo della Protezione dei Dati (EDPB) e del Garante Europeo della Protezione dei Dati (EDPS). Un confronto dialettico che ha mirato a delineare strategie condivise e a promuovere un approccio olistico e unificato alla regolamentazione della privacy.
Questo panorama internazionale riflette l’urgenza di una collaborazione transnazionale in materia di privacy dei dati, che superi le “piccole patrie” virtuali in nome di una maggiore uniformità di regole e garanzie. La logica aterritoriale di internet, infatti, esige che la protezione dei dati sia riconosciuta e regolamentata come un diritto umano a livello globale.
L’interesse di Stanzione nell’incoraggiare un dialogo costruttivo tra diversi ordinamenti giuridici è un segnale di quanto sia imperativo aspirare a un riconoscimento universale della privacy dei dati come fondamento di una giustizia equa e distributiva in un contesto sempre più digitalizzato.
In conclusione dell’incontro, l’accento è stato posto sulle sfide attuali e future che la protezione dei dati incontra. Diventa chiaro che la sua difesa non è solamente un dovere legislativo o etico, ma è un’imprescindibile condizione per la prosperità di qualsiasi democrazia che si rispetti nella modernità digitale. La crescita sociale e l’equità, dunque, passano inesorabilmente attraverso la diligentia di una politica di protezione che faccia dei dati personali un baluardo dell’autodeterminazione individuale e collettiva.
L’iniziativa di Stanzione di catalizzare un dialogo a più voci tra esperti globali palesa una realtà in cui le decisioni che prendiamo oggi riguardo alla protezione dei dati personali plasmeranno il domani non solo della nostra intimità digitale ma di tutto il tessuto sociale ed economico mondiale.