In un’azione che ha suscitato un misto di stupore e indignazione tra i cittadini di Cosenza, il sindaco attuale Franz Caruso ha avviato l’iniziativa di rimuovere la statua dedicata a Giacomo Mancini, figura storica della politica locale e nazionale, precedentemente collocata davanti al Municipio della città nel 2022. Questa scelta amministrativa riflette una tensione crescente fra le nuove direttive urbanistiche e la conservazione del patrimonio culturale immateriale dei cittadini.
Giacomo Mancini, non solo un ex ministro ma anche ex sindaco della città di Cosenza per un decennio, è stato una figura emblematica in grado di incidere profondamente nella memoria collettiva del luogo. La decisione di collocare la sua statua di fronte alla sede del Comune era stata presa dall’amministrazione precedente con l’obiettivo di celebrare il suo lascito. La statua, opera dell’artista Domenico Sepe, era stata finanziata tramite le donazioni di numerosi cosentini, segno tangibile di un’affezione e stima profonda verso la figura di Mancini.
Il 2 gennaio, con una decisione che ha sorpreso molti, il sindaco Caruso ha sottoscritto un documento che prefigura la rimozione della statua per fare spazio a nuove opere d’arte nel quadro del Museo all’Aperto Bilotti (Mab), un progetto volto a valorizzare l’arte contemporanea nel centro urbano di Cosenza. La comunicazione ufficiale, inviata anche alla Fondazione Giacomo Mancini, suggeriva la necessità di una nuova collocazione per la statua e stipulava un termine di dieci giorni per proporre alternative, minacciando in caso contrario la restituzione dell’opera.
La reazione del figlio di Mancini, Pietro, presidente della fondazione a lui intitolata, non si è fatta attendere. Descrivendo la decisione del sindaco come un’offesa alla memoria del padre e al sentimento della comunità, la fondazione ha esposto tutto il suo disappunto e incredulità di fronte a quella che percepiscono come una mancanza di considerazione per il simbolismo e il valore affettivo della statua.
Questo episodio solleva questioni significative riguardanti il rapporto tra arte, memoria e spazio pubblico. L’arte, soprattutto quando s’intreccia con la figura di personalità storiche di rilievo, si carica di un valore simbolico e affettivo che va oltre l’estetica, diventando un punto di riferimento per l’identità collettiva di una comunità. La rimozione o il ricollocamento di simili opere non è dunque una questione meramente logistica o estetica, ma uno spostamento di memorie condivise che può ferire il tessuto sociale.
Questa vicenda mette in luce anche la sfida di bilanciare le esigenze di modernizzazione urbana con il rispetto e la conservazione dei simboli storici. Cosenza, città dalla ricca storia e dal forte senso di appartenenza, si trova ora a riflettere su come valorizzare la propria eredità culturale senza rinunciare all’innovazione artistica e urbanistica che progetti come il Mab cercano di promuovere.
La discussione aperta dalla decisione del sindaco Caruso è quindi un promemoria della necessità di un dialogo costruttivo e rispettoso tra le amministrazioni e le comunità che rappresentano, riflettendo attentamente sugli impatti a lungo termine delle decisioni che riguardano il patrimonio culturale e la memoria collettiva.