Il mercato immobiliare oggigiorno rappresenta una sfida significativa per le nuove generazioni, particolarmente per gli under 40, che sempre più spesso si trovano a riconsiderare le loro prospettive abitative di fronte all’ingente carico finanziario legato all’acquisto di un immobile. Una recente indagine, dedicata propria a questo target e denominata “Collaborare e abitare. Il diritto alla casa nelle metropoli per le nuove generazioni”, promossa dalla Fondazione G. Feltrinelli e supportata dalla Fondazione Cariplo, ha gettato luca sull’orientamento prevalente verso modalità alternative di residenza, come l’abitare collaborativo.
Secondo il report, curato da Silvia Cafora del Politecnico di Torino, il 41% dei giovani intervistati manifesta un crescent interesse verso forme di coabitazione definite “fluide”, viste come vere e proprie strategie di sopravvivenza in un contesto di innalzamento dei prezzi immobiliari e laboriale precarietà. La specificità economica e lavorativa, infatti, figura tra le cause principali di questa tendenza, influenzando la decisione di circa il 42% dei partecipanti alla ricerca, che prediligono l’affitto alla proprietà.
L’indagine ha coinvolto 500 individui, tra i 23 e i 40 anni, in un’analisi condotta mediante questionari somministrati nelle principali città italiane e due workshop tematici tenutisi a Torino e Milano. Uno degli aspetti più rivelatori emersi dallo studio è la portata della mobilità giovanile: circa il 50% dei rispondenti ha cambiato città di residenza negli ultimi dieci anni, e il 70% ha vissuto cambiamenti abitativi almeno una volta nella vita. Questo gesto di fluidità, evidente nell’approccio verso l’abitare, promuove una vita meno ancorata a possedimenti immobili e più aperta a condivisioni spaziali e umane.
Con un occhio di riguardo verso l’innovazione abitativa, il 32% degli intervistati si mostra incline a considerare la possibilità di insediarsi in abitazioni in affitto seguendo un progetto collaborativo, mentre un 38% preferirebbe un approccio simile in una casa di proprietà consociata. La predilezione per l’abitare collaborativo non soltanto risponde a necessità economiche, ma diventa simbolo di una scelta di vita che privilegia la flessibilità, il dinamismo e la condivisione su scala personale e comunitaria.
Questa transizione da una concezione più tradizionale dell’abitare, vista come proprietà personale e stabile, a una fluida e cooperativa, riflette un cambio di paradigma significativo nelle aspettative e nei desideri di una generazione che si confronta con una realtà economico-sociale diversa da quella dei loro predecessori. Essa potrebbe segnalare uno spostamento culturale che, nelle sue sfide, include anche l’opportunità di reinventare il significato stesso di “casa” in chiave più sostenibile e inclusiva.
L’esito della ricerca di Fondazione Feltrinelli e Cariplo non solo fornisce uno spaccato chiarificatore sul presente abitativo giovanile, ma traccia le linee di un possibile futuro immobiliare che vede nell’innovazione collaborativa uno delle sue pietre miliari. Affrontando la crisi immobiliare non solo come una contingenza economica ma anche come un’opportunità per riformulare il tessuto connettivo delle nostre città, il concetto di abitare collaborativo si propone come una soluzione tanto audace quanto necessaria.