
Le polemiche politiche intorno al Manifesto di Ventotene rimettono all’attenzione le figure dei tre grandi statisti che hanno fatto iniziare il percorso dell’istituzione dell’Unione Europea: Adenauer, De Gasperi e Schuman sulle macerie della seconda guerra mondiale sentirono la necessità, nel rispetto delle varie nazionalità, di unire federandola l’Europa al fine di garantire soprattutto la pace tra i popoli. Ancora oggi il pensiero dell’italiano De Gasperi, nato in un territorio a quell’epoca sotto la dominazione austriaca, è di una incredibile attualità e potrebbe essere di grande insegnamento ad una classe politica ormai imbarbarita dall’odio e che non si sta dimostrando all’altezza delle necessità di questa era così ricca di bellicosità e di sovranismi esasperati. De Gasperi era sicuramente un patriota, ma certamente non un sovranista. L’esasperazione del nazionalismo conduce alla guerra che per De Gasperi rappresentava la sofferenza dei più deboli, a fianco dei quali egli si schierò, condividendo le ristrettezze, le ansie i dolori, il terrore, ma conservando sempre la dignità e l’onore di combattere con le armi della diplomazia e della politica il nemico rappresentato dalla dittatura austriaca o fascista. Prima di tutto va accreditato a De Gasperi l’essere un “costruttore”. Antonio Polito gli ha dedicato un libro che intitola appunto “Il costruttore” ed al riguardo afferma: “Alcide De Gasperi quando l’Italia era davvero in macerie, distrutta e umiliata dalla guerra, si presentò come un costruttore che si proponeva di rimettere in piedi un Paese materialmente, economicamente, moralmente a pezzi, e prometteva di restaurare l’autorità evaporata di uno Stato che nel conflitto aveva perso anche la sovranità”. Emblematica una frase di De Gasperi alla fine del 1943: “C’è tanto da conservare, almeno quanto c’è da distruggere”. Sempre utilizzando l suggerimento di Antonio Polito derivanti dal suo libro si può tentare di sintetizzare il pensiero degasperiano in alcune delle principali affermazioni dello statista. “Democrazia vuol dire antidittatura, un vero democristiano è dunque antifascista e anticomunista allo stesso tempo”. De Gasperi aveva sopportato sulla propria persona le angherie ed i soprusi del regime fascista e conosceva quindi in maniera esatta le sofferenze e le ingiustizie che il popolo è costretto a subire durante una dittatura, perciò la democrazia doveva essere lontana da qualsiasi vicinanza alle varie forme di dittatura. Affermava inoltre De Gasperi che “la politica estera è la chiave della politica interna”, ed in questo modo si sarebbe realizzata una pace internazionale alla quale i popoli avrebbero avuto diritto. Ancora “il rigore nella spesa pubblica è la condizione per poter fare le riforme sociali” e questa affermazione spiega anche la necessità dell’onestà e del perbenismo che il politico, chiamato alla gestione della cosa pubblica deve avere come qualità umane indispensabili. Questa affermazione spiega anche come la mancanza di queste attitudini abbiano poi portato allo scioglimento di partiti politici che ormai avevano abbandonato le buone pratiche e l’onestà in politica. De Gasperi affermava altresì che “l’Italia non si solleva senza il Mezzogiorno”. Si ricorda che era nato in Trentino e questa necessità di equilibrio sociale tra nord e sud appare sbiadita se si guarda alle forme di odio territoriale sussistenti oggi nel Paese. Infine, una raccomandazione per i capi partito: “un premier è veramente forte solo se i partiti sono deboli e le istituzioni forti, non il contrario. A considerare questa frase ci possiamo solo rammaricare sulla deriva attuale dei partiti ormai legati e di proprietà di un singolo individuo. La necessità della pace nazionale ed internazionale, il rifuggire dalle tentazioni dittatoriali, l’onestà dei comportamenti, la rinuncia a qualsiasi forma di emarginazione e razzismo, il rispetto per le istituzioni considerandole prevalenti rispetto alle istanze patrocinate dei partiti, estrema sintesi di una società e di uomini politici che oggi non si riscontrano nella triste realtà attuale.
di Domenico Salerno
