
In un recente incontro con le associazioni del Terzo settore, la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha espresso forti critiche nei confronti dell’approccio politico del governo attuale. Secondo Schlein, esiste una tendenza sistematica all’individuazione di “nemici” su cui riversare le proprie frustrazioni e insoddisfazioni, alimentando così una cultura della divisione anziché della soluzione collaborativa dei problemi nazionali.
Le accuse di Schlein si rivolgono a vari fronti: dall’operato dei magistrati, che nell’esercizio delle loro funzioni legali diventano bersagli politici, agli attivisti per il clima, che vengono visti come ostacoli al progresso economico. La lista si allunga includendo i migranti e la comunità LGBTQ, percepiti da certe fazioni come minacce alla coesione sociale o come sfide alle tradizioni. La segretaria del Pd non trascura di menzionare anche i sindacati e i diritti di sciopero, anch’essi spesso nel mirino di chi percepisce tali realtà come antitetici agli interessi economici o come destabilizzanti l’ordine pubblico.
Oltre a questa ricerca del nemico interno, Schlein rimarca come certe retoriche governative tendano a incolpare direttamente gli individui per la loro condizione socio-economica, instaurando un narrativa secondo cui la povertà sarebbe una colpa personale e non il risultato di sistemi economici e sociali più ampi. Questa visione, pericolosamente riduttiva, ignora le molteplici variabili che influenzano la distribuzione della ricchezza e le opportunità individuali, secondo la leader del Pd.
La critica non si ferma a denunciare un atteggiamento negativo, ma chiama in causa anche la responsabilità dei cittadini e delle forze politiche contrarie nel promuovere un dibattito costruttivo e inclusivo, che ponga le basi per una politica più attenta alle diverse esigenze della società italiana. In contrapposizione a quello che descrive come un atteggiamento di continua antagonizzazione, Schlein propone un modello di dialogo e di azione collettiva.
Le parole di Schlein risuonano in un contesto sociale e politico italiano sempre più polarizzato, dove il clima di tensione sembra favorire scelte di comodo a scapito di soluzioni equilibrate e giustamente ponderate. La politica di identificazione del nemico è una pratica non nuova nel panorama mondiale, spesso utilizzata per consolidare basi elettorali o distogliere l’attenzione da problemi più strutturali. Tuttavia, come evidenziato dalla segretaria del Pd, le conseguenze di tali dinamiche sono alienazione e divisione, elementi poco compatibili con una gestione democratica e partecipativa della res publica.
L’intervento di Schlein invita quindi a una riflessione critica sul ruolo dei cittadini e delle forze politiche nel controbilanciare narrazioni che puntano a dividere piuttosto che a unire, in un’epoca in cui la coesione sociale è più necessaria che mai per affrontare le sfide globali e interne che l’Italia e il mondo continuano ad affrontare.