Negli ultimi anni, l’introduzione del Superbonus 110% ha catalizzato un vivace dibattito sia per la sua ambiziosa finalità di ristrutturazione energetica che per l’impatto sostanziale sul bilancio pubblico. Destinate a risollevare le sorti di un settore edilizio stanco, queste misure fiscali hanno consentito notevoli deduzioni sulle spese per l’efficienza energetica degli immobili. Tuttavia, una disamina dettagliata rivela che, nonostante l’apparente generosità delle misure, i benefici del superbonus sono stati raggiunti solo in parte.
Dal suo avvio nel luglio del 2020 fino al recente agosto, è emerso che il Superbonus ha sollecitato un esborso pubblico prossimo ai 123 miliardi di euro. Un investimento non indifferente, destinato alla ristrutturazione di circa 500.000 immobili. Proposto come uno strumento di miglioramento energetico accessibile, il bilancio mostra una realtà differente: solo il 4,1% degli edifici residenziali ha beneficiato di questa opportunità, un dato che mette in luce un’adesione piuttosto contenuta rispetto alle potenzialità del programma.
Analizzando la distribuzione territoriale degli interventi, emerge una marcata discrepanza regionale. Il Veneto emerge come la regione con la partecipazione più alta, registrando 59.652 interventi. Seguono l’Emilia-Romagna e il Trentino-Alto Adige con una percentuale di utilizzo che sfiora il 5,4%. Al contrario, le regioni meridionali mostrano un minor interesse verso il superbonus, con il Molise e la Puglia che raggiungono appena il 2,9% di adesione.
L’investimento medio per immobile ristrutturato varia significativamente da regione a regione, il che solleva questioni sull’equità e l’efficienza della distribuzione delle risorse. Valle d’Aosta, per esempio, vanta il costo più elevato per intervento, con una spesa media di oltre 400.000 euro per unità immobiliare. In netto contrasto, regioni come il Veneto e la Sardegna si attestano su cifre decisamente inferiori, rispettivamente 194.913 euro e 187.440 euro per intervento.
L’analisi critica non si arresta qui. L’Associazione Artigiani Piccole Imprese di Mestre (Cgia) sottolinea una potenziale opportunità mancata: con i fondi destinati al Superbonus si sarebbero potuti realizzare fino a 1,2 milioni di alloggi pubblici nuovi, una quantità superiore del 33% rispetto agli alloggi effettivamente ristrutturati attraverso il bonus. Questo paragone mette in risalto una problematica fondamentale: la scelta tra investire in incentivi fiscali di questo tipo oppure canalizzare direttamente le risorse in progetti abitativi pubblici che potrebbero garantire un beneficio più ampio e distribuito.
In conclusione, sebbene l’iniziativa del Superbonus 110% abbia certamente stimolato il settore delle costruzioni e offerto a molti proprietari l’opportunità di migliorare l’efficienza energetica dei loro edifici, l’analisi complessiva suggerisce una necessità di revisione sia in termini di accessibilità che di efficienza nella distribuzione delle risorse. La sfida futura sarà quella di bilanciare tali incentivi in modo da massimizzare il beneficio pubblico, estendendo la portata delle migliorie energetiche ad un numero maggiore di abitazioni e, soprattutto, in tutte le regioni italiane.