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L’incomunicabilità nel secolo della comunicazione.

In ATTUALITA', OPINIONE
Settembre 30, 2025
Il punto della situazione di Domenico Salerno…..

In occasione dell’anniversario della morte di Alcide De Gasperi avvenuta il 19 agosto 1954 sono apparsi sulla stampa nazionale molti articoli che ricordavano le attività dello statista democristiano che fu l’ultimo presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia sotto la monarchia di Umberto II e dopo un breve periodo di capo provvisorio dello stato fu il primo capo del governo dell’Italia repubblicana. Arrestato dai fascisti non smise mai di adoperarsi per riportare la democrazia in Italia. Non era molto simpatico agli italiani che lo definivano l’austriaco, per il suo passato di componente del parlamento austriaco anche se sempre portatore degli interessi della sua nazione: l’Italia.  Uomo di grande visione politica, vero costruttore dell’Italia che usciva dalle macerie della seconda guerra mondiale e dallo sciagurato periodo del fascismo, oltre ad essere stato tra i padri fondatori della Costituzione della Repubblica italiana, fu tra i precursori della realizzazione dell’Unione Europea.  In tanti lo ricordavano per il discorso alla conferenza di pace a Parigi il 10 agosto 1946 nel quale ribadì con fermezza il contributo dato dall’antifascismo italiano nella sconfitta della Germania nazista.  Discorso di grande dignità in un contesto quello della conferenza di pace nel quale l’Italia era soccombente e mal vista per il passato periodo di governo di Mussolini e dei fascisti.   Con un soprabito un tantino logoro ma con la schiena dritta rivendicò la dignità di tutti gli italiani.  Fu uomo di pace, di confronto e di grandi riforme che andavano tutte nella direzione della protezione dei più deboli.  Appunto il confronto ed il rispetto delle idee altrui fu una delle caratteristiche più importanti ed apprezzate di Alcide De Gasperi, il cui pensiero risulta attuale ancora oggi. Ma rileggere i discorsi di De Gasperi e ricordare la sua opera di politico e governante non attira come pure dovrebbe, l’attenzione delle masse e soprattutto dei giovani. Attualmente la comunicazione è estesa in modo globale ma i circuiti mediatici utilizzati soprattutto dai giovani sono circuiti chiusi nei quali chi parla afferma le proprie idee senza arrivare ad un confronto con quelle altrui.  La percentuale sempre più bassa dei partecipanti al voto, oltre a rappresentare l’allontanamento dei cittadini, e soprattutto dei più giovani, dalla politica sta a significare l’incapacità dei politici di dialogare con i cittadini.  Si è realizzato un corto circuito di massa nel quale tutti parlano ma non ascoltano, soddisfatti di ascoltare solo la propria voce e le eventuali voci di dissenso vengono tacitate con violenza verbale e arroganza.  Anche i propugnatori della pace e del rispetto dei diritti umani diventano violenti se contraddetti. L’interlocutore è un nemico non un avversario.  Non ci sono segnali di cambiamento purtroppo. Tutti si lamentano che non c’è un confronto di idee ma non si adoperano per realizzarlo. Tristemente il secolo della comunicazione di massa ha creato l’incomunicabilità.

di Domenico Salerno