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Manovra 2025 da 30 Miliardi: tra tagli fiscali e scossoni politici

In ECONOMIA
Gennaio 03, 2025

Confermata come legge al culmine di un acceso dibattito parlamentare, la terza manovra finanziaria sotto la guida del governo Meloni si delinea come un capitolo cruciale per l’economia italiana. L’approvazione da parte del Senato il 28 dicembre sancisce non solo la prosecuzione di politiche già avviate, ma anche l’introduzione di misure che potrebbero ridisegnare il panorama socio-economico del Paese.

Il voto di fiducia a Palazzo Madama ha chiuso i battenti con 112 approvazioni, 67 contrari e un astenuto, riflettendo una divisione palpabile tra i banchi dell’Assemblea. Questo ha messo in luce una serie di schermaglie verbali piuttosto accese, in particolare l’alterco tra Matteo Renzi, leader di Italia Viva, e il presidente del Senato Ignazio La Russa, evidenziando la tensione che permea il clima politico attuale.

La premier Giorgia Meloni ha descritto la manovra come un atto di “grande equilibrio”, attribuendole il merito di promuovere un’avanzata verso un’Italia più equa e solida. Nelle parole della Meloni, il bilancio è stato strutturato per mantenere i conti pubblici in linea senza deviare dalle promesse elettorali. Al contrario, le opposizioni la descrivono sotto una luce meno favorevole: Elly Schlein l’ha definita “asfittica”, mentre Giuseppe Conte ha criticato il governo per favorire le istituzioni finanziarie a scapito dei cittadini.

Centrale nella manovra è l’allocazione di risorse significative: 30 miliardi di euro, oltre la metà dei quali destinati a interventi sul cuneo fiscale e a un sistema di tassazione più equo grazie alla riforma degli scaglioni IRPEF, ora resi permanenti. Le misure hanno trovato il plauso unanime tra le fila della maggioranza.

Notevole anche l’attenzione al “pacchetto famiglia”, con oltre sei miliardi di euro investiti in iniziative come il bonus per nuovi nati, l’estensione del congedo parentale e il supporto alle madri lavoratrici autonome. Altre misure di rilievo comprendono una “IRES premiale” e l’estensione della flat tax per i dipendenti, annunciate rispettivamente da Forza Italia e dalla Lega, sebbene al momento limitate al prossimo anno fiscale.

La strada verso l’approvazione del bilancio è stata tutt’altro che lineare. La premier Meloni si è vista costretta a convocare incontri d’emergenza per mediare tra le divergenze all’interno della coalizione governativa. Momenti di frizione particolarmente significativi si sono verificati nella gestione del canone Rai, culminati in una rara sconfitta del governo in commissione al Senato, e nelle controversie relative alla parificazione degli stipendi dei ministri.

La normativa “anti-Renzi”, che prevede lo stop agli stipendi per parlamentari e membri del governo che lavorano all’estero, ha suscitato critiche anche all’interno della Lega, dimostrando le sfide interne e l’equilibrio precario su cui si regge l’attuale maggioranza.

In conclusione, la manovra del 2025 si presenta come un complesso equilibrio tra aspirazioni di giustizia sociale e necessità di stabilità economica. Resta da vedere come queste politiche influenzeranno la vita quotidiana dei cittadini italiani e la stabilità politica del governo durante i mesi cruciali che precederanno le prossime competizioni elettorali.