Nel dibattito sulle nuove direttive fiscali previste dalla legge di bilancio del 2024, le voci critiche non tardano a farsi sentire. Nunzio Bevilacqua, giurista d’impresa con una consolidata esperienza nel commercio internazionale, lancia un severo monito sulle prospettive che la manovra riserva al settore dell’innovazione tecnologica.
La manovra si presenta come una direzione priva di una chiara strategia di sviluppo, sorvolando su settori cruciali come l’esportazione e conseguendo in quello che Bevilacqua descrive come un “attacco diretto” alle nuove tecnologie. L’introduzione di una web tax indiscriminata, che colpisce tanto le grandi realtà quanto le piccole imprese emergenti dalla digitalizzazione post-COVID, è una delle misure che suscitano maggiori preoccupazioni.
Queste piccole imprese, spinte alla trasformazione digitale durante la pandemia, rischiano ora di subire una notevole battuta d’arresto. Ancor più drastica appare la decisione di incrementare l’imposta sostitutiva sulle plusvalenze generate dalle cripto-attività. L’aumento al 42% previsto per il 2025, rispetto al 26% attuale applicato alle rendite finanziarie, configura una discriminazione fiscale che Bevilacqua etichetta come “irragionevole”.
L’esperto evidenzia come questo sviluppo possa non solo scoraggiare gli investitori e le start-up tecnologiche, ma anche rallentare l’adozione di modelli di business innovativi legati alle cripto-attività in Italia. Inoltre, questa politica fiscale potrebbe complicare la capacità delle imprese di attrarre capitali, specialmente quelle più vulnerabili alle fluttuazioni di liquidità.
Bevilacqua rileva anche una sottovalutazione del supporto necessario per le piccole e medie imprese italiane nell’ambito dell’export. A suo avviso, si presume erroneamente che il dinamismo imprenditoriale nazionale possa compensare la mancanza di misure specifiche finalizzate a potenziare questa cruciale area dell’economia. Senza interventi mirati, le PMI italiane potrebbero trovarsi in difficoltà nello sostenere la concorrenza su scale internazionali, dove altri Paesi non esitano a supportare energicamente le loro economie locali.
La critica di Bevilacqua conclude evidenziando una tensione fondamentale all’interno della politica economica italiana: da un lato, la retorica governativa che invoca un maggiore dinamismo imprenditoriale e innovativo, dall’altro, politiche concrete che sembrano contraddire questi stessi obiettivi. Le ramificazioni di tale manovra, se implementate come ora delineate, potrebbero quindi risultare controproducenti sia per l’economia che per la posizione dell’Italia come terreno fertile per l’innovazione e l’investimento tecnologico.
In un panorama globale sempre più interconnesso e tecnologicamente avanzato, la capacità di un Paese di attrarre e mantenere talenti e investimenti nel settore tecnologico è cruciale. Resta da vedere come le voci critiche come quella di Bevilacqua saranno accolte nei futuri sviluppi legislativi e quali correzioni, se presenti, si verranno a configurare per bilanciare le esigenze di una modernizzazione economica rispettosa delle dinamiche globali e dell’innovazione interna.