Il Quartetto Espresso ha recentemente pubblicato un nuovo disco che rappresenta una rilevante innovazione nel panorama della musica classica napoletana. Questo gruppo musicale è noto per la sua capacità di reinterpretare i grandi classici della canzone partenopea dell’ ‘800 e del ‘900, conferendo loro una nuova veste attraverso l’estetica e le caratteristiche della musica da camera. Il quartetto, composto da musicisti di talento, si distingue per la sua abilità nel fondere la vivacità di ‘Spingule frangese’ con la tragicità tipica di ‘Vierno’, creando un contrasto emozionante e unico. I testi e le melodie dei classici napoletani vengono rivisitati con arrangiamenti cameristici inediti, curati con maestria dal clarinettista Emilio Merola, dal pianista e compositore Ciro Ferrigno, con la voce di Valeria Longo ed il violoncello di Artan Tauzi. Questa nuova produzione discografica promette di offrire un’esperienza d’ascolto ricca e coinvolgente, capace di valorizzare e rinnovare il patrimonio musicale napoletano, mantenendo viva la tradizione ma con uno sguardo contemporaneo e originale.
“Neapolis Contrapunctum” rappresenta un incontro tra la musica da camera e la canzone napoletana classica. Come è nata l’idea di unire questi due mondi musicali e quali sfide avete incontrato nel reinterpretare i brani secondo l’estetica della musica da camera?
Ideatore del progetto, nonché clarinettista e arrangiatore della maggior parte dei brani dell’album, è Emilio Merola, clarinettista, sassofonista, direttore d’orchestra e compositore. Emilio non è nuovo alle fusioni musicali, infatti due anni fa ha pubblicato in veste di compositore e clarinettista un album dal titolo Hybrid Mind – Jazzical – in cui mescola due mondi apparentemente lontani: la musica classica con il jazz, ovvero la musica scritta con quella di improvvisazione. Con il Quartetto Espresso il suo obiettivo è stato quello di esaltare quella nobiltà d’animo espressa nei testi poetici del repertorio napoletano di fine ‘800 e inizio ‘900 ricreando un’estetica intima e delicata. Una delle sfide più grandi nel rielaborare i brani del repertorio napoletano in chiave cameristica è stata elevare gli strumenti a ruolo di co-protagonisti, pensarli non come semplice materiale di sfondo ovvero di accompagnamento alla voce ma come materiale di primo piano, lasciando al contempo la voce, protagonista e al tempo stesso parte integrante dell’arrangiamento. Un’altra sfida è stata quella di combinare la tradizione con un elemento di contemporaneità, ovvero una voce moderna, non lirica. Valeria Longo, la cantante, si è inserita in arrangiamenti spesso intricati entrando nel mood di un quartetto da camera e ha sposato appieno l’estetica del Quartetto prediligendo un’interpretazione alla ricerca di linearità e sobrietà e trasmettendo a volte con piccole sfumature della voce o in un sussurro, sentimenti e moti dell’anima.
L’album è stato presentato dal vivo al Chiostro San Francesco di Napoli. Com’è andata la “prima” e quando vi rivedremo dal vivo?
Stiamo avendo un bel riscontro da parte del pubblico durante tutti i nostri concerti dal vivo. Anche al Chiostro San Francesco, il nostro primo live dopo l’uscita fisica del CD Neapolis Contrapunctum, le persone hanno molto apprezzato la nostra musica. Dall’entusiasmo qualcuno ha anche azzardato qualche passo di danza ballando un lento sotto una debole pioggerella che ci ha fatto compagnia ma non ci ha fermati. Abbiamo vari concerti all’orizzonte le cui date si delineeranno prossimamente. Seguite il nostro sito per aggiornamenti www.quartettoespresso.it o i nostri social. Siamo su FB, Instagram, Tiktok
Il termine “contrapunctum” ha un duplice significato nel contesto del vostro album, che lascia trapelare anche un messaggio di fondo che fa da filo conduttore a tutto il disco. Più precisamente a cosa vi riferite?
Prima di tutto bisogna dire che il “contrappunto” è un elemento fondamentale della musica da camera e delle rielaborazioni del Quartetto Espresso. Da un punto di vista tecnico-musicale, infatti, vuol dire che ogni strumento suona una parte, cioè una melodia completamente differente ma dialogando in perfetta armonia con tutte gli altri. In secondo luogo il disco ripercorre luci e ombre della storia della città di Napoli, un’aspirazione continua all’amore e alla bellezza dell’arte nonostante il susseguirsi di epidemie e guerre. Un contrappunto concettuale che presuppone un dialogo tra le dualità e i contrasti della vita, espressioni autentiche delle esperienze umane
Emilio Merola ha curato gli arrangiamenti cameristici dei brani presenti nell’album. Potreste raccontarci di più sul processo creativo dietro questi arrangiamenti e come avete collaborato come quartetto per dare nuova vita ai classici della canzone partenopea?
Emilio ha curato sei delle rielaborazioni del disco e poi ne ha affidate tre a un bravissimo pianista e compositore napoletano, Ciro Ferrigno. Due personalità musicali diverse con modalità creative differenti, che si sono ritrovate orientate nella stessa direzione. Riguardo la collaborazione tra i membri del gruppo, bisogna dire che in realtà già ci conoscevamo e suonavamo insieme prima del Quartetto. Nonostante ciò, con la nascita di questo nuovo progetto siamo ripartiti da zero. C’è stata una grande cooperazione, abbiamo dovuto fare parecchie prove per raggiungere un affiatamento tale da esprimere il nuovo mood che avevamo in mente; dinamiche, intenzioni, sfumature. Nulla è stato lasciato al caso.
Grazie
di Giuseppe Di Giacomo