331 views 3 mins 0 comments

Nuova Legge sulle Materie Prime: L’Italia tra Autonomia e Dipendenze Estere

In POLITICA
Agosto 06, 2024

In un decisivo passaggio parlamentare, l’Aula del Senato ha ratificato il decreto legge sulle materie prime critiche, già passato alla Camera il 30 luglio. La votazione, avvenuta per alzata di mano, sancisce l’ingresso in vigore di una normativa che mira ad allineare le pratiche italiane con le direttive europee, in un settore dove l’indipendenza strategica si mostra sempre più fondamentale.

Le materie prime critiche, includendo elementi come litio, cobalto e nichel, rappresentano i pilastri su cui poggiano numerose industrie chiave, dalla produzione di dispositivi mobili a quella di veicoli elettrici. Adriano Paroli, vice capogruppo vicario di Forza Italia al Senato, illustrando il decreto, ha enfatizzato come l’Italia, al pari dell’Unione Europea, si trovi a dipendere quasi esclusivamente dalle importazioni per questi materiali essenziali. Il decreto legislativo si propone quindi di rafforzare la capacità nazionale di estrazione, trasformazione e riciclo di tali risorse.

Tuttavia, il quadro che emerge dal decreto non è privo di sfumature critiche, soprattutto da parte dell’opposizione. Luigi Nave, senatore del Movimento 5 Stelle, ha puntato il dito contro la coerenza del provvedimento, accusandolo di essere un ulteriore esempio di normativa paradossale promossa dal governo. La critica maggiore riguarda la contraddizione percepita tra l’accentramento delle decisioni su materie prime e la promozione, in altri contesti, dell’autonomia territoriale.

Un tema particolarmente sensibile, sollevato dall’opposizione, è quello della sostenibilità ambientale. Secondo Nave, il decreto ignora le priorità stabilite dall’agenda europea che predilige il recupero e il riciclaggio delle materie prime già disponibili, ponendo l’estrazione come extrema ratio. La relativa assenza di investimenti in economia circolare potrebbe portare, secondo l’opposizione, a delle ricadute negative sul territorio italiano, già messo a dura prova da fenomeni come la siccità, esacerbata dall’elevato consumo idrico richiesto dalle attività estrattive.

L’obiettivo dichiarato dal decreto è quello di ridurre la dipendenza estera, in particolare dalla Cina, ma le modalità con cui si intende perseguire tale scopo suscitano dubbi e preoccupazioni. Se da un lato il rafforzamento della sovranità nazionale appare come una necessità ineludibile, dall’altro le modalità adottate devono bilanciare le urgenze economiche con quelle ecologiche, evitando soluzioni che possano risultare controproducenti nel medio-lungo termine.

In sintesi, il decreto sulle materie prime critiche apre un nuovo capitolo per l’industria italiana, uno che potrebbe definire il percorso del paese verso un’autonomia maggiore nelle catene di approvvigionamento globali. Al contempo, l’importanza di un’attuazione ponderata e rispettosa degli equilibri ambientali non può essere sottovalutata, per evitare che la risposta a una dipendenza non si trasformi in una nuova forma di vulnerabilità. Con gli occhi puntati sul futuro, l’esecutivo e le forze politiche italiane sono chiamati a un confronto aperto e costruttivo che delineerà i contorni delle politiche industriali e ambientali in un mondo sempre più interconnesso e dinamico.