L’ultima disposizione governativa che impone alle imprese di sottoscrivere polizze anticalamità dal 1° gennaio 2025 ha sollevato un vespaio di polemiche e preoccupazioni nel tessuto industriale italiano. Le istanze presentate recentemente da Confindustria, sotto la guida del presidente Emanuele Orsini, mettono in luce un quadro di potenziale incertezza per gli investimenti futuri nelle zone a rischio del paese.
Durante l’inaugurazione del Cersaie a Bologna, a poca distanza dalle aree recentemente devastate dall’alluvione in Romagna, Orsini ha esposto le sue riserve riguardo all’efficacia dell’obbligo assicurativo proposto dal ministro della Protezione civile, Nello Musumeci. Secondo Orsini, l’implementazione di questa politica potrebbe disincentivare gli investimenti in regioni percepite come vulnerabili, con il rischio di “desertificare pezzi del territorio”, una prospettiva ritenuta inaccettabile per l’economia e la coesione sociale del paese.
La misura, illustrata in una seduta che ha visto la partecipazione del ministro delle Imprese, Adolfo Urso, si inserisce in un quadro legislativo che cerca di rispondere a una domanda di maggiore protezione e prevenzione in seguito agli ultimi drammi naturali che hanno colpito l’Italia. Le nuove polizze delle imprese dovranno calcolare i premi basandosi sui rischi specifici del territorio e sulla vulnerabilità delle infrastrutture coinvolte. Inoltre, società come Sace Spa avranno il compito di riassicurare il rischio, contribuendo così a stabilizzare il mercato.
Il ministro Urso sostiene che questa riforma “consentirà alle nostre imprese di tutelare al meglio sia la produzione che l’occupazione”, garantendo un supporto sostanziale in caso di calamità. Tuttavia, la questione rimane delicata e ha sollevato dubbi anche all’interno dello stesso esecutivo. Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, e il sottosegretario al MEF, Federico Freni, hanno manifestato una certa cautela, sostenendo l’importanza di integrare principi di volontarietà e compartecipazione, anziché imporre diktat.
L’opposizione non si è fatta attendere: il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha duramente criticato l’approccio governativo, definendo le decisioni correnti come inadeguate e sottolineando la difficoltà di stimare i rischi catastrofali e calcolare il relativo costo delle polizze.
In questo scenario, il dibattito richiede un bilanciamento tra necessità di protezione economica e sociale e la libertà imprenditoriale, due binari che devono trovare un punto di incontro per garantire lo sviluppo sano dell’economia italiana senza lasciare scoperte le realtà più a rischio.
I prossimi mesi saranno cruciali per modulare gli interventi normativi e per trovare un equilibrio che soddisfi sia le necessità di sicurezza sia quelle di prosperità economica. La responsabilità del governo e degli industriali è ora quella di dialogare e collaborare attivamente, per evitare che le buone intenzioni si trasformino in un freno alla crescita del sistema produttivo nazionale.