Nel primo semestre del 2024, il panorama bancario italiano registra numeri impressionanti. Le cinque maggiori istituzioni finanziarie del paese – Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco BPM, MPS e BPER – hanno chiuso i primi sei mesi dell’anno con una significativa crescita del margine di interesse, segnando un aumento del 10,4% rispetto al medesimo periodo del 2023. Questo incremento si riflette inequivocabilmente sull’utile netto complessivo, che raggiunge la sorprendente cifra di oltre 12 miliardi di euro, con un balzo del 19,8%.
Questo trend di crescita è stato influenzato in maniera positiva dalla politica monetaria della Banca Centrale Europea, che ha mantenuto un ritmo di riduzione dei tassi di mercato a breve termine molto cauto. Tale strategia ha permesso di espandere il margine di gestione del denaro, contribuendo significativamente al già ricco margine d’interesse.
Inoltre, il totale dell’attivo riporta che l’incidenza del margine di interesse è cresciuta dallo 1,6% all’1,8%. Le commissioni nette hanno pure mostrato un incremento del 6,5%, supportate da un rialzo del 5,3% nella raccolta indiretta, un fenomeno che va attribuito alla stabilità dei mercati azionari e obbligazionari.
Malgrado queste notizie positive, un dato allarma il settore bancario: la contrazione del credito offerto a famiglie e imprese. Gli impieghi hanno infatti subito una contrazione del 3,2% rispetto all’anno precedente, con una diminuzione assoluta che supera i 37 miliardi di euro. Analizzando i prestiti all’economia reale, si osserva una riduzione ancora più marked, pari al 4,5%. Quest’unica nota negativa solleva questioni sulle politiche di credito adottate dalle istituzioni finanziarie, nonché sulle loro ripercussioni a lungo termine sull’economia nazionale.
Il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, commenta: “I grandi gruppi italiani hanno realizzato utili considerevoli nei primi sei mesi di quest’anno, eppure abbiamo assistito a una contemporanea riduzione del credito a imprese e famiglie”. Tale osservazione suggerisce un dibattito necessario sulla sostenibilità delle pratiche bancarie correnti e il loro impatto sulla crescita economica complessiva.
Questi dati sottolineano un dualismo nel settore bancario: da un lato, le strategie monetarie e di mercato hanno permesso alle banche di accumulare profitti notevoli e sostenere la crescita dei margini. Dall’altro, la contrazione del credito può limitare le opportunità economiche per le piccole e medie imprese, oltre a complicare la finanza personale dei consumatori.
Alla luce di questi risultati, si palesa l’urgenza di politiche che bilancino le necessità di profitto delle banche con quelle di supporto e sviluppo dell’economia reale. Le decisioni prese nei prossimi mesi saranno cruciali non solo per il settore bancario, ma anche per l’intera economia italiana, chiarendo se l’attuale direzione sarà sostenuta o se sarà necessario un cambiamento di rotta per assicurare una crescita inclusiva e sostenibile.