
Il recente report del sindacato First Cisl ha rivelato che il primo trimestre dell’anno ha registrato una marcata crescita per le grandi banche italiane. Nominalmente, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper hanno collettivamente accantonato profitti netti per ben 6 miliardi di euro, con un notevole salto del 25,1% rispetto al periodo precedente. Questo sviluppo positivo è sostenuto principalmente da un aumento del margine d’interesse, cresciuto del 15%, e dalle commissioni nette, migliorate del 4,9%.
Al di là dei numeri puri, gli indicatori di salute finanziaria mostrano segni evidenti di robustezza: il costo del rischio rimane contenuto a soli 22 punti base mentre l’Npl ratio netto (rapporto tra crediti incagliati e totali) si stabilizza all’1,4%. Si assiste anche a un calo significativo del peso dei crediti in bonis stage 2, che si riduce dal 12,3% al 10,8% rispetto al totale dei crediti alla clientela. Ancor più rilevante, il Roe annualizzato (ritorno sul capitale) ha visto una propensione al rialzo, passando dal 12,5% al 14,7%.
Questi risultati non sono frutto del caso ma il risultato di una politica bancaria astuta e proattiva. Le banche italiane sembrano avere beneficiato in modo particolare dall’aumento dei tassi d’interesse emanato dalla Banca Centrale Europea. Una parte considerevole di questo successo può essere attribuita alla prevalenza di impieghi indicizzati all’Euribor. Inoltre, le banche hanno compiuto scelte strategiche in termini di politica di remunerazione della raccolta retail, mantenendo un costo relativamente basso rispetto agli standard del mercato, una mossa che ha ulteriormente cementato la loro posizione di forza nel panorama bancario europeo.
Il contesto globale, nonostante le sfide poste da incertezze economiche e tensioni geopolitiche, vede quindi le grandi banche italiane navigare con una certa agilità verso acque più tranquille. Ma ciò che è più rilevante è l’assenza di complacency. Queste istituzioni continuano ad investire in innovazione e tecnologia, cercando di adattare i loro modelli di business alle nuove esigenze dei consumatori e alle normative in evoluzione.
Questo fenomeno di crescita e adattamento non è solo un campanello d’allarme per il settore bancario nazionale, ma serve da modello e da stimolo per altre realtà europee che si trovano a dover navigare le medesime acque turbolente. Il successo delle banche italiane potrebbe quindi aver impostato uno standard, dimostrando come l’adattabilità e l’efficienza possano non solo rispondere alle sfide contemporanee, ma trasformarle in opportunità di crescita e sviluppo sostenibile.
Nel celebrare questi risultati, è tuttavia importante non trascurare la necessità di una vigilanza costante e di una regolamentazione adeguata che possano prevenire eventuali future crisi, garantendo che il settore bancario non solo prosperi, ma rimanga un pilastro di stabilità per l’economia italiana e europea. Questo equilibrio sarà fondamentale per assicurare che gli utili di oggi non diventino le vulnerabilità di domani.