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Rialzo delle Pensioni Minime e Ampliamento del Taglio del Cuneo Fiscale: le Novità della Manovra 2025

In POLITICA
Ottobre 22, 2024

In un periodo di crescente attenzione verso le politiche sociali e economiche, la manovra finanziaria prevista per il 2025 si profila come un capitolo significativo nell’agenda del governo corrente. Durante un recente evento a Genova organizzato dalla Lega, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha delineato i contorni di quella che si spera diventerà una svolta per i lavoratori e i pensionati italiani.

Innanzitutto, un rialzo delle pensioni minime è stato posto all’ordine del giorno. Con una stima di aumento del 2,7% rispetto all’attuale trattamento di base che è di 598,61 euro, il 2025 vedrà le pensioni minime salire a 620,92 euro, un leggero ma significativo incremento rispetto ai 614,77 euro di quest’anno. Questo adeguamento considera anche l’1% di inflazione prevista per il 2024, testimoniando la volontà del governo di mantenere un potere d’acquisto equo per i pensionati meno agiati.

Ulteriore punto cardine della manovra è il taglio del cuneo fiscale, una strategia già in atto ma destinata a una decisiva estensione. Attualmente beneficiario di circa 13 milioni di lavoratori, dal prossimo anno il taglio riguarderà 1,3 milioni di lavoratori in più, estendendo il limite di reddito impattato da 35.000 a 40.000 euro. Questa misura non soltanto solleva il peso fiscale sul ceto medio, ma promuove anche un incremento del netto in busta paga, incentivando così la spesa e l’investimento personale.

Uno degli aspetti più innovativi introdotti con la nuova manovra è la possibilità per i lavoratori di utilizzare i fondi integrativi alimentati dal TFR per accedere alla pensione a 67 anni, nel caso in cui il montante contributivo non raggiunga l’importo dell’assegno sociale. Questo strumento rappresenta una boccata d’aria fresca per molti lavoratori che altrimenti si troverebbero in una condizione di incertezza economica al momento del ritiro dal lavoro attivo.

Non mancano, tuttavia, le sfide e i dissensi. Dario Damiani, senatore e capogruppo di Forza Italia in Commissione Bilancio, ha espresso preoccupazioni riguardo il limite agli stipendi dei manager pubblici, un tetto che a suo dire ha spinto molti dirigenti a trasferirsi nel settore privato, impoverendo così la qualità della gestione nella Pubblica Amministrazione.

Per quanto riguarda il settore bancario, Damiani ha sottolineato l’approdo a una “soluzione di buon senso”. Le banche, che nel corso della pandemia hanno registrato profitti eccezionali grazie agli aumenti dei tassi, si trovano ora in una fase di normalizzazione e sono chiamate a contribuire in maniera più sostanziale alle casse dello Stato.

La manovra ha già suscitato contrasti nelle Regioni, con il presidente della conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, che ha rilevato la mancanza di unanimanità necessaria per una piena approvazione. Le regole europee sul tetto di spesa e gli acconti sono tra i punti di maggior divergenza, minacciando di incidere pesantemente sui bilanci regionali.

In conclusione, la manovra 2025 si presenta come un tassello significativo nel più ampio mosaico delle politiche economiche italiane. Se da un lato promette miglioramenti tangibili per milioni di cittadini, dall’altro solleva questioni delicate che richiederanno un’attenta navigazione politica e sociale nei mesi a venire.

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Redazione