In occasione del congresso nazionale dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati (AIGA), svoltosi a Napoli, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha offerto una panoramica incisiva sullo stato attuale e sul futuro del sistema giudiziario italiano, ponendo l’accento sulla cruciale funzione dell’avvocato dentro la triade giudiziaria composta da accusa, difesa e giudice.
Nordio, parlando via video al congresso, ha ribadito l’importanza di una giustizia equilibrata e funzionale, dove l’avvocato, vestendo la toga al pari del giudice, assume un ruolo non solo professionale ma quasi sacerdotale nella somministrazione della giustizia. La sua visione riconosce la necessità di una simbiosi tra le tre componenti fondamentali del sistema per garantire l’efficienza e l’equità nella gestione dei procedimenti giudiziari.
L’annuncio più significativo riguarda la risoluzione del deficit di organico dei magistrati, un problema decennale che il ministero si impegna a risolvere entro il 2026. La strategia include non solo un incremento quantitativo del personale, ma anche un robusto investimento in tecnologia, con la digitalizzazione che si prevede di giocare un ruolo chiave nell’accelerazione dei processi e nella gestione delle pratiche.
Tuttavia, la mossa più innovativa e forse controversa riguarda l’introduzione dell’intelligenza artificiale nel sistema giudiziario. Il Ministro è conscio delle potenzialità delle nuove tecnologie, che promettono di supportare i professionisti del settore fornendo strumenti avanzati per l’elaborazione dei dati e l’ottimizzazione dei workflow. Nonostante ciò, Nordio è fermamente dell’avviso che l’intelligenza artificiale debba essere vista come un ausilio e non come un sostituto dell’intelletto e della sensibilità umana, indispensabili nella giurisprudenza.
Le reazioni a tali proclamazioni sono state miste. Da un lato, esiste un ampio consenso sulla necessità di modernizzare e rendere più efficiente il sistema giudiziario, ma dall’altro emerge una cautela comprensibile riguardo all’ethos di un’automazione troppo invasiva che potrebbe, se mal gestita, depersonalizzare la giustizia.
In questo scenario, il Ministro Nordio si presenta come un riformatore pragmatico, determinato a superare l’inertia che per troppo tempo ha caratterizzato il sistema giudiziario italiano. Con una visione chiara e un mandato rinnovato, l’implementazione di queste riforme sarà un banco di prova significativo per il suo mandato, che mira a colmare il divario tra la tradizione giuridica e l’innovazione tecnologica, e a ripristinare la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario.
In definitiva, il congresso dell’AIGA ha fornito una piattaforma essenziale per il dialogo e la riflessione sulla direzione futura della giustizia in Italia, segnando un passo potenzialmente decisivo verso una riforma complessiva del sistema che risponda concretamente alle esigenze del XXI secolo.