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Rinnovamento e rieducazione: la nuova visione delle carceri italiane

In POLITICA
Dicembre 26, 2024

La recente apertura della Porta Santa nel carcere di Rebibbia da parte di Papa Francesco segna un momento simbolico ma fondamentale nella lunga e tortuosa strada verso il rinnovamento del sistema carcerario italiano. Questo gesto di apertura e riconciliazione, soprattutto in un periodo difficile per le carceri italiane, pone una nuova luce sull’urgente necessità di riforma.

Il 2024 è stato testimone di un triste record, con il massimo storico di suicidi registrati all’interno delle strutture di detenzione del paese, toccando tutti, detenuti e personale. Con 89 vite perdute, la situazione attuale non solo mette in discussione l’efficacia del sistema ma solleva preoccupazioni profonde sulla sua umanità e legalità. Mariolina Castellone, vicepresidente del Senato, rappresentante del Movimento 5 Stelle, ha sottolineato l’importanza di vedere le prigioni non solo come luoghi di reclusione ma come spazi di riscatto e rieducazione.

Le statistiche fornite dal CNEL sono chiare: il tasso di recidiva per i detenuti che ricevono formazione e opportunità lavorative in carcere è drasticamente inferiore, attestandosi al 2% contro il 68,7% per coloro che non hanno accesso a tali opportunità. La strada indicata è quindi quella di trasformare i penitenziari in ambienti dove è possibile imparare e crescere, anziché semplici depositi di anime.

Non solo la vicepresidente Castellone, ma anche figure di spicco del Partito Radicale, come Maurizio Turco e Irene Testa, hanno chiamato ad una riflessione approfondita sullo stato attuale delle carceri. La loro richiesta di un dibattito parlamentare ampio per trovare soluzioni immediate è una testimonianza della crescente consapevolezza e preoccupazione per i diritti umani e la legalità all’interno del sistema penitenziario.

Papa Francesco, nel suo discorso, non ha solo aperto simbolicamente una porta fisica, ma ha anche invitato a considerare atti di clemenza come l’amnistia o l’indulto, ponendo le basi per una possibile ammorbidimento delle misure punitive e un riconoscimento più chiaro della dignità umana.

Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha partecipato alla conversazione, enfatizzando la necessità di ridurre la carcerazione preventiva e di promuovere alternative alla detenzione, come le pene in comunità per i tossicodipendenti. Secondo il ministro, la pena dovrebbe essere intesa come privazione della libertà, non della dignità. Ciò richiede un ripensamento radicale degli approcci e delle metodologie a cui siamo abituati.

La situazione delle carceri italiane è certamente complicata e multiforme. Ogni statistica negativa, ogni storie di sofferenza e isolamento è un promemoria del lavoro che resta da fare. Tuttavia, l’attuale discussione pubblica e il livello crescente di attenzione da parte di figure di spicco a livello nazionale e internazionale potrebbero segnare l’inizio di un cambiamento reale e tangibile.

In un mondo ideale, le carceri non dovrebbero essere solo luoghi di punizione, ma istituzioni focalizzate sulla rieducazione e reintegrazione sociale. Il viaggio sarà lungo, ma l’inaugurazione della Porta Santa a Rebibbia potrebbe essere ricordata come il momento in cui l’Italia ha iniziato a camminare, seppur lentamente, verso una visione di giustizia più giusta e umana.