In una recente svolta politica, la Premier Giorgia Meloni, dopo un incontro con il Vice Ministro dell’Economia, Leo, ha annunciato la sospensione del decreto che riguarda il redditometro. Questo strumento, oggetto di tante polemiche, è stato dichiarato come parte di un sistema di controllo fiscale ritenuto ormai obsoleto dalla maggior parte dei partiti politici, compreso Forza Italia e la Lega.
La decisione è stata divulgata tramite un video sui social, dove la Premier ha esposto le ragioni della sospensione: “Dobbiamo fare ulteriori approfondimenti per garantire che il nostro sistema fiscale sia equo e non invasivo”. Queste parole riflettono un chiaro passo indietro rispetto all’interpretazione iniziale del decreto, che aveva suscitato numerose critiche per la sua percezione come un potenziale “grande fratello fiscale”.
Il redditometro, destinato a monitorare le discrepanze tra lo stile di vita dei cittadini e le loro dichiarazioni dei redditi, è stato spesso descritto come uno strumento di verifica eccessivamente invasivo, che avrebbe potuto alimentare numerosi contenziosi tra il fisco e i contribuenti. Questa visione è fermamente sostenuta anche dal Ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, che ha promesso un impegno attivo per l’abolizione definitiva del redditometro nel prossimo Consiglio dei Ministri.
La problematica del redditometro ha generato non solo un consenso trasversale sulla sua inadeguatezza ma ha anche evidenziato delle frizioni interne al governo stesso. Federico Freni, sottosegretario all’Economia, ha espresso un sostegno chiaro per l’abrogazione dell’atto, riflettendo una posizione generale contraria al redditometro precedentemente formulato dal governo Renzi.
Non sorprende che la questione abbia trovato eco anche tra le forze di opposizione. Il leader del M5s, Giuseppe Conte, ha attaccato la Premier Meloni, accusando il suo governo di doppiezza e di manipolazione mediatica. Anche Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha commentato l’apparente disunità del governo, segnalando come il redditometro sia soltanto una delle molte questioni su cui sembrano emergere divergenze interne.
Da notare è anche il recente emendamento proposto dalla Lega, che non solo sollecita una revisione definitiva del decreto ma occupa una posizione critica nei confronti della percezione pubblica relativa al rapporto tra i cittadini e il fisco. Questa mossa potrebbe interpretarsi come un tentativo di allineare la politica fiscale con le esigenze reali dei contribuenti, cercando di distanziarsi da quello che molti vedono come un relicto di una burocrazia oppressiva.
In questa congiuntura di eventi, che sottolinea sia le dinamiche politiche interne che la risposta dell’opinione pubblica, si evidenzia una strategia cauta da parte del governo Meloni. Sospensione e possibile revisione del decreto sul redditometro mostrano un segnale di apertura a un dialogo più ampio e una riflessione più profonda su come la politica fiscale possa essere attuata in modo efficace ma rispettoso delle libertà individuali. La speranza è che tale approccio possa portare a soluzioni condivise che mantengano un equilibrio tra la necessità di combattere l’evasione fiscale e la tutela dei diritti dei cittadini.