
L’avviso di indagine emesso dalla Procura di Roma che coinvolge il caso di Almasri ha acceso un intenso dibattito politico, percepito da molti come un colpo alla stabilità del clima politico italiano. A fronteggiarsi sono la presidenza del consiglio, rappresentata da Giorgia Meloni, e alcuni settori del sistema giudiziario, i quali, dalle parole della stessa premier, sembrerebbero aspirare a una quota di potere politico, non propria del loro ruolo istituzionale.
Giorgia Meloni non accetta suggerimenti di prudenza e respinge le cautele suggerite sia da fonti politiche che legali. La posizione del governo è condivisa anche dai suoi principali alleati. Antonio Tajani, per esempio, ha definito “bizzarro” che la magistratura debba pronunciarsi su ogni decisione dell’esecutivo, segno di un’interferenza ritenuta eccessiva. Anche Matteo Salvini è sceso in campo a sostegno di Meloni, celebrazione l’archiviazione di un’indagine riguardante un esponente del suo partito come un fallimento di una giustizia troppo invadente.
Le reazioni all’indagine appaiono divise. Mentre alcuni membri del governo sostengono la discrezionalità politica del loro operato, critici e opposizioni vedono nella gestione del caso Almasri una violazione di principi di legalità internazionale e un danno all’immagine dell’Italia. Elly Schlein, leader del Partito Democratico, ha accusato Meloni di sfuggire al confronto parlamentare, preferendo comunicare attraverso canali meno istituzionali. Giuseppe Conte, esponente del Movimento 5 Stelle, ha esplicitato il danno d’immagine derivante dall’essere stata scelta l’espulsione di un individuo accusato di crimini gravi, utilizzando risorse statali.
In questo frangente politico, la scena internazionale non resta a guardare. La notizia, giunta fino alle pagine del Financial Times, solleva preoccupazioni in Meloni per possibili ripercussioni sulla fiducia degli investitori esteri, essenziali per l’economia italiana. La premier sottolinea l’adversità che la politica esteriore italiana affronta, portando come esempio gli sforzi diplomatici perpetrati, come le numerosi missioni aeree internazionali che lei stessa ha intrapreso nel solo mese di gennaio.
Parallelamente, emergono dichiarazioni che sottolineano discrepanze e ritardi nel sistema di giustizia internazionale. Tajani si chiede perché azioni concrete contro Almasri siano state ritardate nonostante la sua libertà di movimento in Europa. Tale osservazione mira a rafforzare l’argomento per cui le decisioni italiane possano essere state condizionate da una giustizia internazionale lenta e inaffidabile.
In conclusione, l’indagine per Almasri non è solamente un fatto giudiziario, ma sottolinea un’incrinatura più profonda tra poteri dello stato italiano e percezioni pubbliche, con implicazioni che trascendono i confini nazionali. La potenziale archiviazione, indicata da alcune fonti di Palazzo Chigi, non chiuderà probabilmente il dibattito sulla relazione tra politica e giustizia, tema sempre delicato e spesso divisivo.