Il colosso del food delivery, Uber Eats, ha subìto una nuova sconfitta giudiziaria nel suo contrasto con i sindacati in Italia. Questo sviluppo segue una serie di controversie nate dalla decisione improvvisa e unilaterale dell’azienda di ritirarsi dal mercato italiano nel giugno 2023, lasciando senza lavoro migliaia di addetti alle consegne, comunemente conosciuti come rider.
Come esplicitato in una nota congiunta dei sindacati NIdiL, Filt e Filcams Cgil, la mossa di Uber Eats ha visto la cessazione dell’attività lavorativa per molte persone, senza che la società avesse intrapreso un dialogo con le rappresentanze sindacali per minimizzare l’impatto sociale di tale ritiro. Tale omissione ha portato all’intervento del tribunale di Milano, che ha esaminato il caso e stabilito una nuova sentenza a sfavore dell’azienda americana.
Il tribunale, nel dettaglio della sentenza, ha riscontrato come l’atto di disconnettere circa 4.000 ciclofattorini dalla piattaforma risultasse in un comportamento antisindacale, violando le norme in vigore relative ai doveri di informativa e confronto in caso di delocalizzazione aziendale. Il giudice ha pertanto ordinato a Uber Eats di ripristinare le condizioni lavorative interrotte e di avviare immediatamente trattative serie e costruttive con le organizzazioni sindacali che permettano ai rider di accedere agli strumenti di sostegno sociale fino ad ora negati.
Questa decisione apre un nuovo capitolo nel conflitto tra la multinazionale di servizi di consegna e le forze sindacali, imponendo alla società non solo il rispetto delle procedure sindacali italiane ma anche un’apertura al dialogo e alla negoziazione per una transizione più equa.
I sindacati, dalla loro parte, hanno accolto con soddisfazione il pronunciamento del tribunale, notando come le loro richieste siano state pienamente soddisfatte. Con l’obbligo imposto dal Tribunale, Uber Eats si trova ora a dover giustificare le ragioni della sua decisione di uscire dal mercato italiano e a considerare seriamente i doveri di natura sociale con effetti retributivi ed occupazionali.
Questo caso si aggiunge a una serie di controversie legali affrontate da Uber Eats a livello globale, dove il fulcro del dibattito giuridico riguarda la definizione del rapporto lavorativo e i diritti dei lavoratori nella gig economy. Con l’evoluzione del settore e l’attenta vigilanza da parte delle autorità, sembra delinearsi un percorso che potrebbe portare a maggiore protezione per i lavoratori che operano tramite piattaforme tecnologiche.
