Unicredit ha recentemente formalizzato un’importante mossa nel settore bancario italiano, proponendo un’offerta pubblica di scambio per tutte le azioni ordinarie di Banco BPM. Questo passo avviene in un contesto di notevole interesse competitivo e riflette l’ambizione di Unicredit di espandere ulteriormente la propria influenza nel panorama bancario europeo.
Il deposito dell’offerta è stato effettuato presso la Consob rispettando i termini previsti, segnalando l’inizio di un processo che potrebbe trasformare significativamente il settore. Secondo Andrea Orcel, CEO di Unicredit, l’offerta prevede un premio approssimativo del 15-20% sul prezzo delle azioni di Banco BPM prima dell’influenza dell’offerta su Anima e di speculazioni sull’eventuale fusione, con l’intenzione di concludere la pratica entro giugno.
Dall’altra parte, Banco BPM non rimane inerte. La banca con sede a Milano sta elaborando una difesa strategica che sarà annunciata verosimilmente in concomitanza con la divulgazione dei risultati finanziari annuali il 7 febbraio. Le opzioni al vaglio sono principalmente due: un possibile percorso di fusione con Monte dei Paschi di Siena (Mps) o una strategia indipendente che potrebbe includere l’aumento della remunerazione degli azionisti, fortemente motivata dall’acquisizione di Anima.
Nonostante le trattative per una fusione con Mps siano ancora in uno stadio iniziale, e senza contatti ufficiali a oggi, si profila come un’opzione su cui Banco BPM potrebbe riflettere, dato che una tale mossa necessiterebbe del pieno appoggio sia del management che dei principali soci del Monte. Per implementare tale strategia, Banco BPM avrebbe come obiettivo di raggiungere un accordo entro fine gennaio, per poterlo presentare ai propri soci in vista dell’assemblea del 10 aprile.
Sul versante regolamentare, oltre alla Consob, Unicredit ha anche inoltrato le necessarie notifiche relative al golden power alla Presidenza del Consiglio e sta ottemoendo le autorizzazioni dalla BCE, Banca d’Italia e Ivass, anche per la partecipazione di controllo in Anima, acquisita recentemente.
Questo contesto strategico è ulteriormente complicato da altri giocatori sullo scacchiere finanziario come Credit Agricole, che detiene il 15% di Banco BPM e potrebbe emergere come un decisivo fattore per l’accettazione o meno dell’OPA proposta da Unicredit. Intanto, la situazione interna a Banco BPM vede potenziali sviluppi positivi riguardo il dialogo sindacale, con prossime trattative sulla possibile assunzione di nuovo personale in sostituzione delle uscite previste dal piano industriale, garantendo così una gestione equilibrata delle risorse umane in un periodo di considerevole trasformazione.
Mentre l’industria bancaria italiana attende con interesse gli sviluppi futuri, le mosse di Unicredit e Banco BPM riscriveranno sicuramente gli equilibri del settore, delineando nuove alleanze e strategie in un mercato sempre più competitivo e globalizzato. L’esito di queste manovre finanziarie avrà un impatto determinante non solo sulle due istituzioni finanziarie coinvolte, ma anche sull’intero panorama bancario italiano ed europeo.