
Un venerdì funesto ha investito i mercati finanziari internazionali, spingendo gli analisti e gli investitori a riconsiderare lo scenario economico attuale e le mosse future delle banche centrali. Le principali borse europee hanno chiuso con perdite significative, riflettendo una tendenza generalizzata al pessimismo nel settore finanziario.
In particolare, la Borsa di Milano ha registrato un calo del 2,55%, chiudendo a 32.018 punti, allineandosi così alle cadute di Parigi (-1,61%), Londra (-1,31%) e Francoforte (-2,33%). Questo trend ribassista ha dejà visto il peso di due giornate di forte pressione venditrice mentre la Borsa di Zurigo, riaprendo dopo una festività, ha subito una riduzione del 3,59%. A livello settoriale, il comparto tecnologico (Stoxx 600 Tecnologia) e quello dei servizi finanziari hanno subito i colpi più duri, perdendo rispettivamente il 6% e il 5,2%.
Anche Wall Street ha mostrato segni di vulnerabilità. Il Nasdaq, particolarmente colpito, ha retroceduto del 3,27%, mentre il Dow Jones e lo S&P 500 hanno lasciato sul campo rispettivamente l’1,47% e il 2,28%. Il declino è stato innescato dai recenti dati del mercato del lavoro statunitense, i quali hanno alimentato i timori che la Federal Reserve (Fed) possa essere in ritardo nel modulare i tassi di interesse, una situazione che potrebbe aver minato la fiducia degli investitori.
Il tonfo più significativo è stato quello di Amazon, che ha visto evaporare il 10% del proprio valore di mercato all’apertura delle negoziazioni, mentre Intel ha registrato una discesa storica del 27%. Questi eventi sottolineano un momento di estrema sensibilità del mercato alle dinamiche macroeconomiche e alle politiche monetarie.
Gli analisti suggeriscono che la Fed potrebbe essere costretta a considerare un taglio dei tassi più marcato e più rapido del previsto. Le previsioni gravitano ora intorno a una possibile riduzione di 50 punti base già a settembre, decisione spinta anche dalle ultime letture economiche, tra cui l’aumento delle richieste di disoccupazione e una contrazione nell’indagine sull’occupazione nel settore manifatturiero.
L’atmosfera tensiva non ha risparmiato neanche i mercati asiatici. L’indice Nikkei di Tokyo ha segnato una discesa del 5,81%, evidenziando la seconda peggiore performance giornaliera della sua storia, solo preceduta da quella del lontano 1987. Questo crollo riflette non solo le preoccupazioni interne ma anche il contagio emotivo proveniente dai mercati USA e l’apprezzamento dello yen, che ha ulteriormente complicato la situazione.
Questi movimenti di mercato rappresentano un chiaro segnale di alert per gli investitori e le economie globali, sottolineando una volta di più come gli equilibri finanziari siano delicati e interconnessi. Di fronte a questo scenario, la prudenza e l’analisi diventano strumenti essenziali per navigare un periodo tanto turbolento quanto incerto.