708 views 5 mins 0 comments

Venticinque anni di solitudine per Bettino Craxi.

In ATTUALITA', IN EVIDENZA, OPINIONE
Gennaio 22, 2025
Il punto della situazione di Domenico Salerno…..

Venticinque anni fa moriva in solitudine ad Hammamet Bettino Craxi che dal 1983 al 1987 è stato Presidente del Consiglio dei ministri e per anni segretario nazionale del Partito Socialista Italiano. Solitudine, perché i magistrati milanesi che avevano ribaltato i partiti italiani più rappresentati in Parlamento, salvando gli ex comunisti e gli alleati dei giudici dalle indagini di ” mani pulite”, lo avevano costretto all’esilio, impedendogli perfino di poter ritornare in Italia per un intervento chirurgico vitale. Fino all’ultimo la procura di Milano aveva avvertito che se Craxi fosse tornato in Italia per  entrare in un ospedale sarebbe stato piantonato e considerato agli arresti; per i giudici era e restava un latitante. Forse è ancora storicamente impossibile un’analisi senza condizionamenti dell’attività politica di Bettino Craxi, ma in ogni caso l’anniversario della sua morte induce ad alcune considerazioni.  Craxi ha dominato la scena politica italiana dalla metà degli anni settanta fino alla caduta della cosiddetta Prima Repubblica causata dai magistrati che hanno avuto negli organi di stampa i principali alleati.  In questi anni Craxi impose a tutte le forze politiche presenti in Parlamento la necessità di prendere atto che bisognava fare i conti con il profilo culturale e ideologico dei socialisti, finalmente affrancati dall’alleanza con i comunisti e con l’estrema sinistra che aveva rallentato in maniera estrema la possibilità del raggiungimento in Italia della maggioranza in Parlamento con il conseguente allontanamento della Democrazia Cristiana dalla gestione del potere. Craxi fu osteggiato soprattutto dai comunisti in questo tentativo di percorso, lo stesso Berlinguer bollava il tentativo craxiano come ” roba da professori che non hanno letto neppure un rigo di Marx “.   Invece Craxi fece del confronto sul profilo ideale e culturale della sinistra il terreno sul quale condurre la sua battaglia, nel voler recuperare al socialismo italiano la fisionomia originaria e autonoma che aveva smarrito, preso com’era nella subalternità alla D.C. e al P.C.I..    Umberto Ranieri espone con lucidità questi concetti in un puntuale intervento su Il Mattino di Napoli del 19 gennaio, parlando anche di solitudine craxiana.  Solitudine perché la sinistra non volle seguirlo su questa analisi, guardando sempre con diffidenza al partito socialista italiano considerandolo come un nemico rispetto alla volontà dei comunisti di raggiungere un rapporto privilegiato con la sinistra democristiana al fine di governare insieme. Purtroppo gli anni ottanta , come ricorda Galli della Loggia “furono quelli in cui esplose la grande corruzione italiana, in cui la morale pubblica del Paese andò in pezzi”, e tutto il sistema politico risultò delegittimato.   I magistrati e   la  stampa cavalcarono questa  situazione guardandosi bene dal colpire imprenditori come De Benedetti e partiti politici come il P.C.I..  Forse una riforma referendaria avrebbe potuto salvare il sistema politico dei partiti rivitalizzandoli ed evitando la deriva successiva che ha portato al governo in Italia i partiti sovranisti, impersonati da un leader unico che hanno fatto rimpiangere pur con le dovute ammissioni di aspetti negativi, il modo di fare politica degli anni antecedenti al 1993.  Nonostante siano passati degli anni riscontriamo che ancora oggi a commemorare Craxi troviamo importanti esponenti dei partiti di destra italiani e la totale assenza di quelli di sinistra.   Forse quelli di sinistra hanno timore di inimicarsi i magistrati che ancora oggi con livore parlano del latitante Craxi e che continuano con atti e affermazioni di eversione rispetto agli attuali governanti.  È di oggi la notizia che i magistrati usciranno dalle aule dove si celebrerà l’inizio dell’anno giudiziario laddove si presenti il ministro Nordio o un suo delegato.  Ancora una volta siamo all’eversione che impedisce, tra l’altro, anche una serena analisi del periodo craxiano e la valutazione dell’ attività realizzata da Craxi come capo del governo e capo del Partito Socialista.

di Domenico Salerno