L’Europa prende una posizione concreta verso il futuro dell’energia nucleare, con una dichiarazione congiunta che promette un impegno più coordinato nel campo. Al termine di un incontro a Bruxelles, parallelo ai lavori del Consiglio UE Energia, dodici Stati membri hanno manifestato il desiderio di lavorare insieme per il finanziamento dello sviluppo dei mini reattori nucleari su larga scala, evidenziando l’importanza di questa tecnologia per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio.
La Francia, leader storico nel settore nucleare europeo, insieme ad altri undici paesi – Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca, Finlandia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia – ha sostenuto con forza l’impulso a un gruppo di lavoro specifico che studi strumenti finanziari idonei a supportare questo tipo di investimenti energetici innovativi. L’obiettivo è chiaro: rafforzare la sicurezza energetica e diminuire la dipendenza da combustibili fossili, facendo leva su una fonte di energia a basso tenore di carbonio.
Un altro punto critico toccato dalla dichiarazione è la proposta di estendere la Banca europea dell’idrogeno oltrepassando il confine del solo idrogeno rinnovabile, introducendo anche quello prodotto attraverso l’energia nucleare. Questo si prefigge di creare una catena di produzione di idrogeno più flessibile e integrata, attenta alle tecnologie che possono ridurre significativamente le emissioni.
Nel corso degli anni, l’opinione riguardo al nucleare è stata al centro di un acceso dibattito pubblico e politico, con differenti posizioni che si sono evolute in relazione alle preoccupazioni per il clima e le esigenze energetiche del continente. La dichiarazione congiunta riconosce l’energia nucleare come un’opzione strategica per il raggiungimento degli obiettivi climatici europei per il 2040, ponendosi in linea con la direzione di una transizione energetica più ampia che include il mix energetico a basse emissioni di carbonio.
Va notato, tuttavia, che l’Italia ha partecipato all’incontro come osservatore e ha deciso di non sottoscrivere la dichiarazione congiunta. La posizione italiana rimane quindi più cauta, come tradizione da quando il paese si è distaccato dal nucleare attraverso un referendum post-Chernobyl alla fine degli anni ’80 e confermato da un secondo referendum nel 2011, dopo il disastro di Fukushima.
In questa svolta verso il nucleare di nuova generazione, che include i cosiddetti SMR (Small Modular Reactors), l’Europa si trova anche di fronte alla sfida di conciliare le visioni energetiche nazionali. L’integrazione e l’innovazione rappresenteranno la chiave per costruire un futuro energeticamente sostenibile e indipendente, in cui il nucleare potrebbe giocare un ruolo di primaria importanza. La dichiarazione lascia aperte molte domande su come queste iniziative verranno finanziate e su quali saranno le politiche regolamentari che guideranno lo sviluppo tecnologico, nonché la gestione del ciclo del combustibile e dei rifiuti nucleari. Ma una cosa è certa: il nucleare è tornato al centro dell’agenda energetica europea.
