 
  Nel recente discorso tenuto al Festival Lombardo dell’Inclusione, Attilio Fontana ha evidenziato una questione di notevole importanza che riguarda la percezione di alcune figure imprenditoriali nel contesto politico e sociale italiano. L’influenza della famiglia Elkann, storico pilastro dell’industria automobilistica con la Fiat ora parte del colosso Stellantis, è stata al centro delle osservazioni del presidente della Regione Lombardia. Secondo Fontana, da tempo immemorabile, nessuno ha osato criticare o anche solo discutere apertamente le scelte della famiglia Elkann per via della loro posizione protetta e quasi “sacra” nel pantheon economico e politico del Paese.
La sinistra italiana, che in passato aveva trovato nei membri della famiglia Elkann degli alleati o comunque dei punti di riferimento, adesso appare “stranamente muta”, come sottolinea Fontana, di fronte alle dinamiche correnti che vedono Stellantis al centro di discussioni economiche e lavorative intense. Tale silenzio è percepito come un sintomo di una più ampia riluttanza a intervenire in situazioni imbarazzanti o politicamente delicate.
Fontana non ha risparmiato nemmeno i sindacati, che da una parte sembrano invocare grandi cambiamenti e rivendicazioni forti, mentre dall’altra sembrano assenti o troppo moderati nelle loro pubbliche dichiarazioni. Tale comportamento, sempre secondo il governatore lombardo, accentua l’attuale clima di stallo e di inazione che non fa altro che amplificare l’incertezza tra i lavoratori e nella società in generale.
Il presidente lombardo ha poi toccato il tema della responsabilità sociale degli imprenditori, suggerendo che figure come John Elkann dovrebbero sottoporsi allo stesso livello di scrutinio pubblico riservato a qualunque altro leader aziendale, specialmente quando le loro decisioni possono influenzare significativamente l’economia e il tessuto sociale di un paese come l’Italia. La proposta di Fontana di vedere Elkann e altri imprenditori di suo calibro riferire in Parlamento è uno spunto di riflessione importante sulla necessità di trasparenza e accountability in un periodo di sfide economiche e trasformazioni industriali.
Queste osservazioni sollevano questioni fondamentali sul rapporto tra il potere economico e la politica in Italia, nonché sulla realtà del dibattito pubblico in una nazione che continua a lottare con le sfide della modernizzazione industriale e della giustizia sociale. Il dialogo aperto e franco, unitamente a un’impostazione che non escluda nessuno dagli obblighi civici, sembra essere il percorso suggerito da Fontana per affrontare temi tanto complessi quanto cruciali per il futuro del paese.
In conclusione, mentre il discorso di Fontana potrebbe essere visto da alcuni come provocatorio, esso è innegabilmente un invito a una riflessione più profonda e possibilmente a un cambiamento nel modo in cui l’Italia gestisce il rapporto tra grandi gruppi industriali e la governabilità del Paese, in un momento in cui ogni decisione può avere ripercussioni a lungo termine per tutti i cittadini.

 
  
  
  
           
           
          