Con l’annuncio delle dimissioni di Raffaele Fitto, attuale ministro del Pnrr, Coesione, Sud e Affari europei, il quadro politico italiano si prepara a un’importante fase di transizione. Fitto, protagonista di due anni di intenso lavoro governativo, si appresta a lasciare il suo incarico per assumere ruoli di prestigio a Bruxelles, dove sarà commissario alla Coesione e alle riforme e presidente esecutivo della Commissione guidata da Ursula von der Leyen.
La successione appare come una questione delicata per la Premier Giorgia Meloni, che sembra orientata a non dividere le influenti deleghe di Fitto, ma a concentrarle nelle mani di un unico successore. L’obiettivo dichiarato è quello di garantire continuità nell’azione di governo, senza frammentare competenze ritenute sinergiche e strategicamente interconnesse. Il clima di riservatezza sul possibile successore è denso, ma tra le figure menzionate, nessuna sembra al momento prevalere.
L’analisi delle possibili scelte di Meloni rivela una preferenza per la coesione interna al partito e alla maggioranza. Il nome del nuovo ministro, stando agli indizi, potrebbe essere annunciato già all’inizio della settimana entrante, dimostrando la volontà di una risoluzione spedita della questione. In questo contesto, nomi come quello di Elisabetta Belloni, capo dei servizi e sherpa del G7, quelli di Giulio Terzi di Sant’Agata ed Edmondo Cirielli sono emergenti nelle discussioni, anche se nessuno di loro sembra attualmente in pole position.
I criteri di scelta del successore di Fitto rispecchiano la complessità e l’importanza delle sue deleghe. La gestione del Pnrr e della Coesione, in particolare, richiede una figura dotata di competenza e visione amministrativa, capaci di gestire i fondi europei e le politiche di sviluppo del Sud con mano esperta.
Nel frattempo, le dinamiche interne alla maggioranza sono oggetto di speculazione. Ignazio La Russa, presidente del Senato, ha sottolineato la centralità della decisione nelle mani della Premier, ribadendo che spetta a lei la scelta finale e che, indubbiamente, sarà presa nell’interesse dell’Italia. Allo stesso tempo, suggerisce che la risorsa potrebbe essere trovata nella politica “pronta”, ossia tra i parlamentari in carica, sottolineando l’abbondanza di competenze all’interno del panorama politico attuale.
Questo cambio di guardia avviene in un momento politico in cui la stabilità e la coerenza delle scelte governative sono essenziali. La decisione su chi rileverà le responsabilità di Fitto non è solo una questione di nomi, ma riflette la visione strategica del governo per il futuro immediato dell’Italia, soprattutto in termini di rapporti europei e di gestione delle risorse economiche. Per ora, gli occhi restano puntati sulla Premier Meloni, in attesa di una decisione che potrebbe definire la traiettoria politica e amministrativa del paese nei prossimi anni.