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Campania, elezioni regionali, per i sindaci in carica obbligo di dimissioni entro il 20 luglio.

In CAMPANIA, IN EVIDENZA, POLITICA
Maggio 12, 2025
Il testo prevede che l’incompatibilità tra la carica di sindaco e la candidatura al Consiglio regionale debba essere sanata almeno 90 giorni prima della scadenza naturale della legislatura in corso, che, in Campania, ha preso il via il 20 ottobre 2020.

I sindaci della Campania intenzionati a candidarsi alle prossime elezioni regionali dovranno lasciare la carica entro il 20 luglio 2025. Lo stabilisce la nuova legge elettorale regionale approvata a novembre dello scorso anno, che introduce una modifica significativa rispetto al passato: l’obbligo di cessazione dalla funzione di primo cittadino vale per tutti, anche per chi amministra Comuni con meno di 5mila abitanti.  La norma ha sollevato non poche polemiche, tanto che anche il Ministero dell’Interno ha espresso perplessità sul provvedimento, ritenendo troppo restrittiva la scelta di non escludere i piccoli Comuni dalla regola delle dimissioni obbligatorie.   Il testo prevede che l’incompatibilità tra la carica di sindaco e la candidatura al Consiglio regionale debba essere sanata almeno 90 giorni prima della scadenza naturale della legislatura in corso, che, in Campania, ha preso il via il 20 ottobre 2020. Da qui la data chiave del 20 luglio, termine ultimo per mettersi in regola in vista della tornata elettorale.   Per i sindaci che ambiscono a un seggio a Palazzo Santa Lucia si apre dunque un bivio politico e amministrativo: restare alla guida del proprio Comune oppure puntare alla Regione, rinunciando anzitempo al proprio mandato. Una scelta che, in molti casi, rischia di lasciare vuoti amministrativi in territori già fragili, con ripercussioni non secondarie sul funzionamento degli enti locali.  La nuova legge elettorale campana, fin dalla sua approvazione, è stata oggetto di critiche trasversali: da una parte si sottolinea la volontà di garantire maggiore trasparenza e netta separazione tra ruoli istituzionali, dall’altra si denuncia un’eccessiva rigidità che penalizzerebbe soprattutto i territori periferici, dove la figura del sindaco resta spesso l’unico punto di riferimento politico attivo.

di Marco Iandolo

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Marco Iandolo