
Un’ampia mobilitazione si delinea all’orizzonte del mondo del lavoro grazie all’iniziativa della CGIL, che ha deciso di avviare quattro quesiti referendari su questioni centrali per i diritti dei lavoratori. Questa mossa sindacale, interpretata come una risposta concreta alle sfide poste dal Jobs Act e dalle normative sugli appalti, potrebbe riscrivere le regole del mercato del lavoro italiano.
I primi due quesiti referendari si concentrano sui licenziamenti. Il primo quesito propone un superamento del cosiddetto contratto a tutele crescenti, introdotto dal Jobs Act, che secondo la CGIL avrebbe ridotto le garanzie per i lavoratori in caso di licenziamento ingiustificato. Il secondo si focalizza sulle indennità di licenziamento nelle piccole imprese, anch’esse modificate dalla medesima riforma e considerate insufficienti a detergere i licenziamenti illegittimi o arbitrari.
Il terzo quesito ha l’obiettivo di reintrodurre l’uso delle causali nei contratti a termine, allo scopo di contrastare l’abuso di tali contratti e la conseguente precarietà lavorativa. Il sindacato evidenzia come la flessibilità del lavoro, per quanto possa essere un aspetto positivo per la competitività delle imprese, non debba tramutarsi in una minaccia per la stabilità occupazionale degli individui.
Il quarto ed ultimo quesito si occupa di un tema di grande attualità e preoccupazione per i lavoratori: la sicurezza nei luoghi di lavoro in caso di appalti. La CGIL propone di rendere il committente responsabile degli infortuni sul lavoro che avvengano durante gli appalti, allo scopo di garantire che le condizioni di sicurezza siano rispettate lungo tutta la catena di subappalto.
Dopo la deposizione dei quesiti in Cassazione, secondo le procedure previste, sarà pubblicato l’annuncio in Gazzetta Ufficiale, seguito dalla fase di raccolta firme necessarie per portare i referendum alla conoscenza e al voto di tutti i cittadini. L’assemblea generale della CGIL ha deciso questo percorso nell’ambito di una strategia globale volta a coinvolgere non solo i lavoratori e le lavoratrici, ma l’intera società civile nel dibattito sui diritti e sulle condizioni del lavoro in Italia.
L’iniziativa non rappresenta solamente un atto di mobilitazione sindacale, ma anche un segnale politico che sottolinea l’importanza di temi spesso marginalizzati nelle agende politiche attuali. Con questo gesto la CGIL si pone come difensore dei diritti fondamentali dei lavoratori, dando voce a una parte significativa della popolazione che chiede maggiori tutele e un riequilibrio nei rapporti di lavoro. La risposta dell’elettorato e l’eventuale successo dei referendum potrebbero quindi segnare una nuova direzione per la legislazione lavorativa italiana.