
Nonostante i significativi progressi compiuti in termini di partecipazione femminile negli organi di amministrazione delle società quotate, la realtà italiana mostra ancora disparità notevoli che colpiscono le donne nel mondo del lavoro. In occasione del convegno “Soffitti di cristallo e muri di gomma – Leadership femminile e missione ESG”, la commissaria Consob Gabriella Alemanno ha posto enfasi sulla necessità di “rafforzare e rendere strutturali misure di politica sociale idonee a far conciliare i carichi familiari con la vita lavorativa delle donne”.
La legge Golfo-Mosca ha segnato un passo importante, portando le donne a ricoprire circa il 43% degli incarichi di amministratore nelle società quotate e il 41% dei componenti dell’organo di controllo. Tuttavia, al di fuori di tali contesti regolamentati, la presenza femminile nei posti di comando si assottiglia sensibilmente. È in tale contesto che la Consob suggerisce la valutazione di un nuovo intervento normativo, che possa fungere da stimolo anche nelle imprese non quotate.
Un occhio di riguardo va sicuramente alle misure che possono facilitare l’approccio delle donne al mondo del lavoro. In questo quadro si inseriscono i congedi parentali, il bonus asili nido, l’assegno unico universale e il “Bonus Mamma”, introdotto dal Governo, che prevede un esonero dai versamenti contributivi per le lavoratrici madri, consegnato direttamente in busta paga.
Eppure, la strada da percorrere è ancora lunga. Le donne, come osserva Alemanno, oltre a occupare meno ruoli di vertice, prevalgono in settori con retribuzioni inferiori e contratti part-time, una modalità lavorativa che rasenta il 50% nel campionario femminile, con percentuali che superano il 60% in molte aree del Sud d’Italia, come riportato dai dati INPS.
La Consob, dunque, punta a un cambiamento stabile e ramificato capace di supportare le donne non solo nel raggiungere posizioni apicali, ma anche nel bilanciare le responsabilità lavorative con quelle familiari. Questi interventi non solo migliorerebbero equità e benessere nel tessuto sociale, ma potrebbero altresì sortire effetti positivi per l’intera economia del Paese, sbloccando un potenziale ancora in parte inespresso. Da qui l’appello alle istituzioni perché considerino concretamente l’introduzione di misure evolute per il sostegno alla forza lavoro femminile, al fine di superare le barriere che ancora frenano il pieno sviluppo delle professionalità femminili in Italia.