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Costo dell’energia per le PMI italiane: un fardello economico crescente

In ECONOMIA
Settembre 27, 2024

Nel confronto economico europeo, il costo dell’energia rappresenta una delle voci più influenti sul bilancio delle imprese, particolarmente per le piccole e medie imprese (PMI) italiane. Secondo un recente studio di Confartigianato, nel corso del 2023, queste realtà imprenditoriali hanno sostenuto un onere significativamente maggiore per l’acquisto di energia elettrica rispetto alla media dei loro competitor all’interno dell’Unione Europea.

L’indagine emerge durante la 20ª edizione della “Energies and Transition Confartigianato High School”, conclusasi a Chia, Cagliari, evidenziando una discrepanza preoccupante: nel biennio 2022-2023, il sovrapprezzo accumulato dalle PMI italiane ammonta a ben 11,8 miliardi di euro rispetto agli altri Stati membri dell’UE. In termini percentuali, il costo dell’energia elettrica in Italia è stato superiore del 9,9% rispetto alla media europea.

Analizzando più dettagliatamente, il rapporto specifica che il prezzo netto medio del kilowattora (kWh) in Italia si attesta a 28,44 centesimi di euro, posizionando il Paese al quinto posto tra i membri dell’Unione economica e monetaria per i costi energetici più elevati. Un confronto diretto con altre grandi economie europee rivela che le imprese italiane pagano il 10,1% in più rispetto alla Francia, il 13,4% in più rispetto alla Germania, e il 44,4% in più rispetto alla Spagna.

Marco Granelli, presidente di Confartigianato, ha sottolineato la criticità di questa situazione, evidenziando la necessità urgente di politiche energetiche mirate. Le strategie proposte includono una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento, un rafforzato sostegno alle energie rinnovabili e maggiori investimenti nell’efficienza energetica e nella riqualificazione degli edifici.

La risposta politica a questa situazione critica si riflette negli obiettivi delineati nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), che prevede, tra le altre cose, un incremento dello sviluppo dell’idrogeno come vettore energetico strategico, senza trascurare la ricerca nel settore del nucleare avanzato, grazie all’introduzione di reattori di nuova generazione.

L’alta pressione sui costi energetici non solo incide direttamente sulla competitività delle PMI italiane ma solleva anche questioni più ampie relative alla sostenibilità finanziaria e operativa di questi cruciali motori dell’economia nazionale. Nel contesto di un’economia globale sempre più interconnessa e competitiva, la capacità delle PMI di investire in innovazione e crescita potrebbe essere significativamente compromessa.

Conclude Granelli, “è imperativo che gli imprenditori italiani non siano lasciati da soli a fronteggiare queste sfide. Una collaborazione consolidata tra governo, enti di ricerca e settore privato è essenziale per accelerare la transizione energetica in maniera equa e vantaggiosa per tutti.”

Questo scenario sottolinea la necessità di una riflessione approfondita e di azioni concrete per riequilibrare le dinamiche di mercato dell’energia in Italia e garantire un futuro più promettente e sostenibile per le PMI italiane. La direzione presa da qui influenzerà non solo il tessuto economico del Paese ma anche la qualità della vita dei cittadini e le prospettive di crescita a lungo termine dell’intera economia nazionale.