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Critiche e sfide nel cammino del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

In ECONOMIA
Settembre 02, 2024

La Corte dei Conti Europea ha lanciato un segnale di preoccupazione riguardo l’attuazione dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR) in Europa. La richiesta di pagamento è risultata notevolmente inferiore alle aspettative alla fine del 2023, delineando una situazione che potrebbe portare a ritardi irrecuperabili.

Per l’Italia, la situazione è particolarmente critica: entro il 2026, il Paese dovrebbe realizzare il 62% degli investimenti programmati, con una concentrazione del 28% delle misure da attuare negli ultimi otto mesi che precedono il termine del piano. Ciò denota una potenziale congestione di attività verso la fine del periodo di programmazione, aumentando il rischio di inefficienze e spese irregolari.

In questo quadro, la Corte ha sottolineato come un assorbimento tempestivo dei finanziamenti sia cruciale per evitare strozzature e rallentamenti verso la conclusione del ciclo di vita del dispositivo. Tuttavia, a metà percorso, i paesi europei hanno utilizzato meno di un terzo dei finanziamenti disponibili, avanzando per meno del 30% verso i traguardi previsti, che ammontano a circa 6.000 obiettivi.

In parallelo, si ritorna a discutere sul nuovo bilancio UE e sulla ristrutturazione dei fondi per il periodo 2028-2034. Il dibattito si accentuerà nell’autunno con l’insediamento del nuovo collegio dei commissari. Un tema caldo è l’introduzione di un meccanismo che condizioni il recepimento dei Fondi di Coesione alle riforme, una leva già sperimentata con successo nel PNRR.

Comparando le performance, spiccano le differenze significative tra i paesi membri: mentre la Spagna deve ancora realizzare il 30% dei suoi investimenti, la Polonia si trova a fronteggiare il 70%. Questi numeri non solo riflettono gli approcci nazionali diversificati ma anche le capacità di gestione dei tempi e delle priorità.

Essenziale alla discussione è anche l’osservazione che gli esborsi finanziari non sempre corrispondono all’efficacia delle misure attuate. Questo dissociarsi tra fondi erogati e obiettivi raggiunti potrebbe dar luogo a dispendii non giustificati e a un mancato completamento delle azioni programmate. Pur non essendo prevista dalla normativa attuale una clausola di recupero dei fondi in caso di mancato completamento delle misure, la responsabile dell’audit Ue, Ivana Maletic, ha chiarito che una potenziale estensione dei termini sarebbe accettabile a patto che le risorse vengano impiegate a dovere.

Questa analisi sottolinea l’urgenza di rivedere strategie e tempistiche nelle politiche di attuazione del PNRR. L’Europa si trova di fronte a un bivio critico: da un lato la necessità di accelerare i processi per non perdere fondi vitali alla ripresa, dall’altro la sfida di garantire che tali investimenti siano durevoli e concretamente benefici per i cittadini. A questo punto, la cooperazione e la responsabilità diventano le parole chiave per garantire non solo il recupero economico post-pandemico, ma anche un futuro sostenibile per il continente.