Nel panorama economico europeo del 2023, una tendenza preoccupante ha segnato l’Italia: il calo del reddito disponibile reale lordo delle famiglie italiane, che si posiziona significativamente al di sotto del livello registrato nel 2008. Secondo gli ultimi dati di Eurostat relativi al “Quadro di Valutazione Sociale”, mentre il reddito medio nelle nazioni dell’Unione Europea ha mostrato un leggero aumento, quello italiano ha subito una contrazione, confermando una preoccupante tendenza verso il disagio economico.
Questo fenomeno è predominante a causa di un’inflazione elevata che ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie. Se nel 2008 l’indicatore di riferimento per il reddito in Italia era già poco incoraggiante (94,15), nel 2023 ha registrato una ulteriore flessione a 93,74, segnando una divergenza crescente rispetto alla media europea, che si è invece attestata a 110,82.
Nonostante questo scenario di sfide economiche, ci sono stati miglioramenti notevoli in altri settori. Il mercato del lavoro ha mostrato segni di vitalità: il tasso di occupazione tra i cittadini di età compresa tra 20 e 64 anni è cresciuto dal 64,8% nel 2022 al 66,3% nel 2023, evidenziando una crescita di 1,5 punti percentuali, superiore allo 0,7% registrato in media in UE. Tuttavia, nonostante questo incremento, l’Italia rimane agli ultimi posti nella classifica europea per quanto riguarda l’impiego.
Altro indicatore positivo è la riduzione del tasso di disoccupazione, che ha visto una diminuzione dal 8,1% all’7,7%. In particolare, si è registrato un notevole calo tra i giovani NEET (Non in Education, Employment, or Training), che è sceso dal 19% al 16,1%, il valore più basso dal 2009.
Sul fronte dell’istruzione, i risultati sono incoraggianti. La percentuale di coloro che lasciano precocemente gli studi è scesa dall’11,5% al 10,5%, e il tasso di laureati tra i 30 e i 34 anni è aumentato dal 27,4% al 29,2%, avvicinando l’Italia, seppur lentamente, alla media europea che si attesta al 43,9%.
Un altro aspetto sociale che ha visto un miglioramento significativo è il rischio di povertà tra le persone impiegate, passato dall’11,5% del 2022 al 9,9% del 2023, scendendo per la prima volta sotto la soglia del 10% dall’anno 2010. Questo dato, pur rimanendo superiore alla media europea dell’8,3%, rappresenta un progresso notevole rispetto ai picchi negativi del 12,2% registrati negli anni scorsi.
Tuttavia, nonostante questi miglioramenti settoriali, il calo del reddito reale evidenzia una problematica profonda e strutturale nell’economia italiana, con riflessi diretti sul benessere delle famiglie. Questa tendenza dimostra quanto sia urgente per il governo e le istituzioni implementare politiche efficaci per stimolare la crescita economica, aumentare il potere d’acquisto e ridurre le disparità che attualmente caratterizzano il panorama italiano rispetto al resto dell’Europa. La sfida sarà quella di trasformare questi incrementi occupazionali e formativi in opportunità economiche concrete che possano finalmente invertire la tendenza negativa del reddito delle famiglie italiane.