Il recente report pubblicato dalla Fim-Cisl non lascia spazio a interpretazioni ottimistiche per Stellantis: il 2024 è stato un anno disastroso. Le cifre parlano da sole, delineando un panorama di decisa contrazione produttiva che non si vedeva da decenni. Nell’ultimo anno, gli stabilimenti italiani del gigante automobilistico hanno totalizzato una produzione di 475.090 veicoli, registrando una flessione del 36,8% rispetto all’anno precedente. Questo dato segna il livello produttivo più basso dal lontano 1956.
Il declino ha interessato tutte le unità produttive. Mirafiori, per esempio, ha visto un tracollo produttivo del 69,8%, con soli 25.920 veicoli realizzati contro gli 85.940 del 2023. Seguono il plant di Maserati a Modena, con un decremento del 79%, e gli stabilimenti di Cassino e Melfi, rispettivamente con cali del 45% e del 63,5%. Unica eccezione meno drastica è stata Atessa, con un calo del 16,6%, comunque significativo.
Oltre ai numeri lapidari, considerazioni preoccupanti emergono anche dal vertice aziendale. Jean Philippe Imparato, responsabile europeo di Stellantis, non anticipa miglioramenti significativi per il 2025. Per i prossimi mesi, quindi, non si prevede un’inversione di tendenza, ma piuttosto un’inerzia produttiva che potrebbe richiedere ulteriori interventi di sostegno agli occupati tramite gli ammortizzatori sociali. Del resto, le previsioni di lavoro rimangono allarmanti con circa 25.000 posti a rischio, considerando sia Stellantis sia l’indotto.
La risposta del sindacato non si è fatta attendere. La Fim-Cisl ha esortato il Governo a prorogare gli ammortizzatori sociali, vitali per salvaguardare l’occupazione in questo periodo di crisi acuta. Questa misura è vista come essenziale per attraversare una fase di transizione così delicata, sostenendo i lavoratori nel frattempo che l’industria si adatta ai cambiamenti di mercato, sempre più orientati verso l’elettrico e il digitale.
Stellantis, da parte sua, sembra voler reagire aumentando gli investimenti previsti per il 2025, arrivando a due miliardi in investimenti diretti e sei miliardi in acquisti dai fornitori italiani. Si tratta, evidentemente, di una strategia volta a rafforzare l’impegno sul territorio nazionale, così come promesso da Uliano durante gli ultimi incontri istituzionali.
La crisi si situa in un contesto più ampio che coinvolge tutto il settore automobilistico europeo. Una manifestazione, programmata per il 5 febbraio a Bruxelles da IndustriAll Europe, mira a sensibilizzare su tale tematica a livello internazionale, evidenziando quanto sia imperativo un intervento coordinato e robusto da parte delle istituzioni europee.
In conclusione, il ritaglio dei fondi governativi destinati all’auto, nonostante sia stato parzialmente corretto per il 2025, solleva ulteriori preoccupazioni per il futuro. L’industria automobilistica, con l’aggravarsi della crisi, necessita di risposte che solo un approccio sistematico e cooperativo potrebbe fornire. Stellantis si trova di fronte a sfide imponenti, e solo un impegno congiunto tra aziende, sindacati e governi potrà garantire un futuro sostenibile per un settore così vitalmente importante per l’economia europea.