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Dominio Femminile nella Partita IVA: L’Italia in prima linea in Europa

In ECONOMIA
Dicembre 28, 2024

Nonostante l’Italia vanti il tasso di occupazione femminile più basso tra i Paesi europei, emerge come leader indiscusso quando si parla di imprenditoria femminile indipendente. Secondo l’ultimo rapporto della CGIA di Mestre, nel 2023 il numero di donne italiane titolari di partita IVA ha raggiunto la cifra impressionante di 1.610.000, superando la Francia e la Germania, rispettivamente con 1.433.100 e 1.294.100 lavoratrici autonome.

L’Italia, nonostante una popolazione femminile in età lavorativa inferiore rispetto ai suoi vicini europei, dimostra una propensione significativa verso l’imprenditoria autonoma femminile. Singolarmente, il nostro paese conta 17.274.250 donne tra i 20 e i 64 anni, un numero ben inferiore rispetto alla Francia, che ne conta quasi 1,9 milioni in più, e alla Germania, che supera l’Italia di oltre 7,3 milioni.

Il panorama imprenditoriale femminile italiano si distingue particolarmente nei servizi, dove il 56% delle imprenditrici opera. Questo segmento include un vasto assortimento di attività come estetiste, parrucchiere, tatuatrici, e altri servizi personali, oltre a rappresentare una quota significativa nei servizi alle imprese, come agenzie di viaggio, immobiliari, pulizie e consulenze. Il commercio attrae quasi il 20% delle imprenditrici, mentre il settore Horeca (hotel, ristoranti, caffetterie) e l’industria assorbono rispettivamente poco più e meno del 10%. L’agricoltura, infine, si attesta attorno al 6%.

La CGIA attribuisce il basso tasso di occupazione femminile complessivo a un onere disproportionato di lavoro domestico che ricade sulle spalle delle donne italiane. Inoltre, l’Italia ha storicamente sottoinvestito nei servizi di assistenza sociale e per la prima infanzia, limitando ulteriormente le opportunità di impiego per le donne.

Numerosi studi hanno dimostrato che incentivare l’imprenditorialità femminile può essere una soluzione efficace per aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Le imprenditrici tendono a assumere più donne rispetto ai loro omologhi maschili, creando un effetto moltiplicatore significativo per l’occupazione femminile.

A livello territoriale, il Sud Italia mostra percentuali di imprese femminili particolarmente elevate. Cagliari primeggia con il 40,5% di attività guidate da donne, seguita da Benevento, Avellino, Nuoro e Chieti. Nonostante ciò, se si considerano le cifre assolute, è la Città Metropolitana di Roma a dominare, con 76.519 imprese femminili, seguita da Milano, Napoli, Torino e Bari.

L’imprenditoria femminile non soltanto offre una via di emancipazione economica individuale per molte donne, ma contribuisce anche significativamente alla crescita e alla diversificazione dell’economia italiana. Questo fenomeno dimostra il potenziale non completamente sfruttato delle donne italiane come motori di innovazione e sviluppo nel paese.

L’Italia si trova così di fronte a una contraddizione stimolante e a un potenziale inespresso: mentre l’imprenditorialità femminile fiorisce, il generale tasso di occupazione femminile rimane in trappola. Un cambiamento in politiche economiche e sociali potrebbe non solo liberare questo potenziale, ma anche trasformare l’intera struttura economica del paese, rendendo la crescita più inclusiva e sostenibile.