Dall’inizio dell’anno fino all’inizio di novembre, l’Italia ha contato un totale di 263 omicidi, di cui 96 hanno riguardato vittime femminili. Di queste, 82 sono state assassinate in contesti familiari o affettivi, e 51 per mano di un partner o ex partner. Questa tragica statistica è stata rivelata dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi durante la presentazione della campagna “Nessuna scusa” presso la Luiss, evidenziando una crisi profonda nel tessuto sociale italiano riguardante la sicurezza delle donne.
Nel confronto internazionale, l’Italia mostra numeri particolarmente elevati. Ad esempio, Piantedosi ha indicato che in Francia, i dispositivi anti-violenza attivati erano solo 984 nel luglio dello stesso anno, una cifra notevolmente inferiore rispetto ai 10.458 dispositivi operativi in Italia alla data del 15 novembre, di cui 4.677 specificamente dedicati all’antistalking.
Tuttavia, l’efficacia di questi sistemi di monitoraggio, come i braccialetti elettronici, è stata messa in discussione. Nonostante il loro alto numero, si sono manifestate diverse problematiche legate al loro funzionamento. Nel solo mese di ottobre, l’uso di tale tecnologia ha portato all’arresto di 46 individui, un dato che dimostra una certa efficacia, ma che solleva altresì questioni sulla gestione e sulla rapidità di intervento delle forze di ordine.
Per affrontare queste criticità, il Viminale ha istituito un Gruppo di lavoro interforze, coinvolgendo il Ministero della Giustizia e la società fornitrice dei braccialetti. Il focus principale di questo gruppo è migliorare la connessione di rete, i tempi di attivazione e la gestione degli allarmi per garantire risposte tempestive delle Forze di polizia a protezione delle vittime.
Nonostante la tecnologia supporti la libertà di movimento del soggetto monitorato, emerge la necessità di adattare le misure preventive al livello di rischio sociale effettivo, valutando caso per caso l’adeguatezza del braccialetto elettronico. Questa valutazione include non solo l’efficienza tecnica del dispositivo, ma anche l’idoneità dello stesso in base alle specificità geografiche e contestuali delle situazioni monitorate.
L’incremento dell’uso di dispositivi di tracciamento e le sfide incontrate nel loro impiego rivelano la complessità dell’intervento contro la violenza di genere. La persistenza di un numero così elevato di femminicidi evidenzia una sfida culturale e sociopolitica che richiede un impegno concertato non solo a livello legislativo e tecnologico, ma anche educativo e comunitario.
In conclusione, il problema della violenza sulle donne in Italia rimane una questione aperta di rilevante gravità. Mentre il governo si impegna a rafforzare le misure di prevenzione e protezione, la società deve elevare la consapevolezza e costruire un ambiente in cui la sicurezza delle donne sia una priorità indiscussa e una realtà effettiva.