
Nella solenne occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), Giuseppe Santalucia, affronta con veemenza le questioni che riguardano la recente riforma giudiziaria, in particolar modo il tema della separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante. L’ANM palesa la sua totale fedeltà alla Repubblica, sottolineando come le loro rivendicazioni non nascano da una volontà ribellista o corporativa, ma da una profonda preoccupazione per il mantenimento delle garanzie di indipendenza e autonomia dell’ordine giudiziario.
Durante il suo intervento, Santalucia ha criticato duramente la “blindatura” del testo della riforma, che modifica il Titolo IV della Costituzione. Questa circostanza, a suo avviso, limita notevolmente il dibattito e la possibilità di un arricchimento del testo attraverso emendamenti costruttivi. L’assenza di queste opportunità trasforma la protesta dei magistrati in un necessario atto di proposta per il futuro del sistema giuridico.
Il segretario generale dell’ANM, Salvatore Casciaro, sviluppa ulteriormente la posizione dell’associazione, evidenziando i rischi connessi a una maggiore influenza politica sul pubblico ministero. La riforma, sostiene, avvicina pericolosamente questa figura all’esecutivo, compromettendo l’imparzialità necessaria per indagini eque e lavora a favore di una giustizia che protegge i potenti piuttosto che tutelare i diritti dei cittadini.
Entrambi i leader dell’ANM hanno inoltre messo in luce come la riforma non miri a un miglioramento del servizio giudiziario ma sembri piuttosto orientata a riequilibrare il rapporto tra potere giudiziario e potere politico. Questo approccio è per loro inaccettabile perché vede il cittadino come il grande assente, non considerato attore principale ma piuttosto spettatore di una lunga disputa tra poteri.
Santalucia chiude il suo intervento con un appello alla cittadinanza, invitando alla partecipazione attiva e informata al prossimo referendum. Riafferma l’impegno dell’ANM a fornire argomentazioni chiare e basate su principi di giustizia e equità, per evitare che i cittadini vengano trascinati in una consultazione poco chiara e potenzialmente manipolativa.
In conclusione, l’ANM si posiziona non come un oppositore al cambiamento, ma come un vigilant guardiano dell’etica e dell’integrità del sistema giudiziario, cercando di custodire la giustizia da influenze esterne che potrebbero comprometterne gravemente l’autonomia e la neutralità. Con un discorso così appassionato e critico, il presidente ed il segretario generale dell’ANM intendono chiarire che la loro non è una lotta per interessi di parte, ma un sincero interesse verso un sistema giudiziario giusto e funzionale, in cui ogni cittadino possa trovare garantiti i suoi diritti.