La notizia delle condizioni detentive di Ilaria Salis, cittadina italiana in Ungheria, ha suscitato un’ondata di indignazione e appelli accorati da parte dell’intero spettro politico italiano. Dopo l’ultimo svolgimento in tribunale, dove è apparsa nuovamente incatenata con catene ai polsi, alle caviglie e addirittura attaccata a un guinzaglio, i giudici ungheresi hanno negato la possibilità di arresti domiciliari. Tale decisione ha provocato una reazione immediata a livello nazionale, sollecitando il governo di Giorgia Meloni a prendere provvedimenti concreti.
Elly Schlein, segretaria del PD, ha espresso la necessità di un intervento diretto del governo italiano, considerando il trattamento subito da Salis una flagrante violazione dei diritti umani e una mancanza di rispetto verso un cittadino italiano. La sua chiamata all’azione si basa sulla convinzione che la tutela dei connazionali all’estero sia un principio irrinunciabile e su cui non si possa transigere.
In un tono più misurato ma non meno critico, il ministro degli esteri Antonio Tajani ha rilevato la mancanza di una valida giustificazione per le drastici misure di sicurezza adottate nei confronti di Salis, e ha esortato a non politicizzare eccessivamente il caso per non innescare ulteriori conflitti che potrebbero pregiudicare la posizione della detenuta. Tuttavia, si è detto preoccupato per le condizioni della cittadina italiana, sollevando dubbi sull’adeguata osservanza del diritto da parte dell’Ungheria.
Da parte sua, Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha invocato un patriottismo attivo da parte del primo ministro Meloni, presentando il caso Salis come una pietra di paragone per la determinazione del governo italiano a difendere i propri cittadini e a far rispettare i principi dello stato di diritto. Ha inoltre puntato il dito contro l’attuale rapporto finanziario tra Italia e Ungheria, mettendo in discussione la direzione dei fondi italiani.
Sul campo, Ivan Scalfarotto, capogruppo di Italia Viva in Commissione Giustizia e presente al processo a Budapest, ha offerto una testimonianza diretta rafforzando quanto affermato dai suoi colleghi politici. Ha sottolineato l’assurdità delle misure severe imposte a Salis, descrivendole come puramente vessatorie e del tutto ingiustificate.
Il “caso Salis” mette in evidenza le complesse dinamiche delle relazioni internazionali e il ruolo della diplomazia nella tutela dei diritti dei cittadini all’estero. Il dibattito sollevato in Italia riguardo a come reagire di fronte a tali situazioni è sintomatico di un più ampio questionamento sulla responsabilità dei governi di assicurare il rispetto della legalità e dei diritti umani indipendentemente dai confini nazionali. Il governo di Giorgia Meloni è ora al centro dell’attenzione pubblica e politica, e le attese per un suo intervento deciso aumentano di giorno in giorno.
