
In un momento cruciale per il futuro degli appalti pubblici in Italia, all’indomani dell’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 209/2024 – il cosiddetto correttivo al nuovo Codice dei contratti – la città di Napoli si prepara ad accogliere una delle più importanti conferenze regionali sul tema. Il 23 giugno, infatti, esperti, istituzioni, ordini professionali e protagonisti del settore si confronteranno sulle sfide delle stazioni appaltanti, il ruolo dei RUP e le opportunità per le imprese. Tra le voci più attese, quella del Prof. Ing. Giovanni Rizzari, figura autorevole e di riferimento nel panorama nazionale, con oltre 45 anni di esperienza tra grandi opere pubbliche, ruoli apicali nella PA, insegnamento universitario e divulgazione tecnico-umanistica. Coordinatore Nazionale del network degli Ambasciatori di ASSORUP, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico per la formazione dei RUP con la SNA e, soprattutto, appassionato promotore di una nuova visione culturale della figura del Responsabile Unico del Progetto. Una visione che lui stesso ama definire “umanista”, dove competenza tecnica, responsabilità istituzionale e intelligenza relazionale si fondono in un unico profilo professionale. Lo abbiamo intervistato in vista della conferenza, partendo da una delle sue più significative iniziative: la proposta e la diffusione del “Manifesto del RUP”, un documento che intende colmare un vuoto normativo e culturale durato trent’anni e rilanciare con forza la dignità, la tutela e il valore strategico di questo ruolo nel sistema degli appalti pubblici. Da qui prende avvio il nostro dialogo con il professor Rizzari.
Professore Rizzari, cominciamo dal contesto: Cosa l’ha spinta a proporre al Consiglio Direttivo Assorup il “Manifesto del RUP”, quale vuoto normativo o culturale intende colmare?
Le norme nazionali a partire dalla Legge 109/94 nota come ” Legge Merloni” hanno istituito la figura del RUP con ruolo e funzioni strategiche rispetto alla realizzazione degli interventi pubblici. Tale figura è stata progressivamente gravata nel tempo di crescenti impegni ed incombenze con l’evolversi della normativa fino al Dlgs. N. 36/2023.vigente. Ma, malgrado siano trascorsi 30 anni da tale inizio, a fronte della elencazione analitica di tali oneri e compiti non corrisponde nella norma una pari attenzione alle esigenze operative e alla tutela dei R.U.P. Per rispondere alla domanda, il MANIFESTO ha innanzitutto. l’obiettivo di promuovere il corretto equilibrio tra DOVERI e DIRITTI del RUP declinando, a fronte degli obblighi istituzionali già codificati, il quadro dell’imprescindibile riconoscimento e rispetto che le S.A. e tutti gli stakeholders della comunità degli appalti pubblici debbono ai R.U.P. Ma il documento ha anche l’obiettivo di fondare il profilo etico e il senso di appartenenza dei R.U.P. stimolandone l’orgoglio di gruppo di élite nel quadro organizzativo e funzionale della S.A. in linea con i principi costitutivi di ASSORUP.
Il Manifesto descrive il RUP come “servitore delle istituzioni” e figura strategica nella gestione dei contratti pubblici, qual è oggi, secondo lei, il maggiore ostacolo alla piena valorizzazione di questa figura nelle stazioni appaltanti?
Il codice attribuisce al R.U.P. funzioni proprie di un Project Manager. I principali nodi critici che non consentono un’adeguata valorizzazione e quindi efficienza dei R.U.P. sono: un’adeguata formazione di base ed un progressivo aggiornamento tecnico-amministrativo che non può oggi prescindere da una serie di conoscenze giuridiche e un assetto organizzativo e strumentale delle S.A. tracciato e delineato dal legislatore, ma purtroppo in parte indefinito e in parte incompiuto, come ad esempio le strutture di supporto interno e adeguati strumenti hardware e software.
Nel documento si fa riferimento alla necessità di una ‘patente del RUP, come immagina questo sistema di certificazione e che benefici concreti porterebbe nel panorama degli appalti pubblici italiani
I requisiti richiesti al R.U.P. come Project Manager sono particolari e speciali: formazione, competenza, esperienza, abilita. Tali caratteristiche si sviluppano e si incrementano, durante il servizio svolto per la P.A., nel tempo. Pertanto si rende necessario innanzitutto studiare l’ipotesi di un nuovo e distinto ruolo specifico da istituire nella pianta organica delle stazioni appaltanti dedicato ai RUP. In tale contesto vanno tenuti in conto, per osservare le giuste distinzioni e favorire la crescita professionale e personale dei R.U.P., graduare il suddetto ruolo in livelli appunto correlati a formazione, competenza, esperienza, abilità. Da altra prospettiva, per aderire correttamente e bilateralmente (nel bilanciamento tra diritti e doveri declinato nel MANIFESTO) al principio del “risultato” (enfatizzato dal Codice) il R.U.P., in base al livello di inquadramento e alle performance rese dovrebbe essere dotato di una “patente a punti” utile a registrare e produrre premialità aggiuntive rispetto all’incentivo di cui all’art. 45 (il cui sistema di calcolo è di erogazione non rende adeguato merito alle attività del buon R.U.P.).
Durante la conferenza si parlerà del “correttivo al Codice dei contratti”, in che modo questo correttivo può incidere concretamente sulla funzione e sul ruolo del RUP?
Il Correttivo, con le modifiche apportate alla prima edizione, risponde alle prime istanze della comunità sia istituzionale (S.A.) che imprenditoriale (O.E.) su esigenze di modifica-chiarimenti su varie questioni degli appalti. Rispetto a quanto è di generale interesse dei R.U.P il correttivo introduce precisazioni e indicazioni integrative che si auspica abbiano l’effetto di rendere più consapevoli ed agili le valutazioni e le azioni dei R.U.P. Pur considerando che qualsiasi norma, e in particolare nel complesso groviglio della nostra legislazione nazionale, è da considerare come un ” work in progress” che deve impegnare tutti i soggetti interessati a formulare proposte di perfezionamento. Per questo ASSORUP è in prima linea.
Grazie
di Mat. Lib.
