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Il dibattito sull’obbligatorietà dell’azione penale nella riforma della giustizia

In POLITICA
Gennaio 31, 2025

In un contesto di crescente dibattito sulle modalità di riforma del sistema giudiziario italiano, emerge con prepotenza la questione dell’obbligatorietà dell’azione penale. Lucio Malan, capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia, ha recentemente proposto, in un’intervista concessa a Sky Tg24, di eliminare questa caratteristica distinguente del nostro ordine giuridico. La sua dichiarazione segue le osservazioni sul persistere delle indagini obbligatorie nonostante le riforme recentemente apportate, tra cui quella promossa dall’ex Ministra della Giustizia Marta Cartabia.

L’obbligatorietà dell’azione penale, radicata nel nostro sistema legale, impone al pubblico ministero l’obbligo di procedere all’accertamento e alla persecuzione dei reati non appena viene a conoscenza di elementi sufficienti a configurarne uno. Questo principio è stato per lungo tempo considerato un baluardo di legalità e imparzialità, garantendo che nessun reato restasse impunito per scelte discrezionali o per interessi di parte.

Tuttavia, il panorama attuale evidenzia diverse criticità legate a questa rigida imposizione. Il sovraccarico di procedimenti giudiziari, che spesso si traduce in lungaggini e in una giustizia lenta e inefficace, è una delle principali problematiche che affliggono il sistema. Questo fenomeno non solo mina la fiducia dei cittadini nell’efficienza della giustizia, ma impatta negativamente sulla percezione di certezza del diritto.

Si aggiunga a questo il dibattito sulla sostenibilità di un sistema che non permette prioritizzazione alcuna in base alla gravità e al contesto dei reati, portando a un’indiscriminata attenzione su casi talvolta marginali a scapito di indagini su crimini più gravi o più urgenti da risolvere.

La proposta di Malan, quindi, si colloca in un contesto di necessario cambio paradigma, mirando a introdurre una maggiore flessibilità nell’azione della magistratura. Eliminare l’obbligatorietà potrebbe permettere ai magistrati di utilizzare le risorse disponibili in modo più razionale, concentrando gli sforzi su indagini prioritarie e di maggiore impatto sociale.

Nonostante le potenziali positive ricadute di tale proposta, la sua effettiva realizzazione solleva non poche preoccupazioni. In primo luogo, l’abbandono dell’obbligatorietà potrebbe aumentare il rischio di arbitrarietà e di potenziali omissività, ponendo i pubblici ministeri davanti a scelte difficili su quali reati perseguire attivamente e quali meno. Inoltre, una gestione più discrezionale dell’azione penale richiederebbe un forte impegno nella trasparenza e nel controllo delle decisioni prese in questa nuova logica, affinché non si creino squilibri o percezioni di ingiustizia.

Courtrooms across the nation could see a shift in how justice is administered, with a move towards a more strategic, impact-oriented approach if this proposal were to take full force. This could indeed reshape the landscape of Italian justice, potentially accelerating proceedings and focusing legal efforts where they are most needed, thus responding more closely to the public’s call for efficient and timely justice.

In conclusion, while the debates around the potential elimination of mandatory criminal action continue, it is clear that any decision must be weighed with careful consideration of both the benefits and the risks. As Italy struggles with judicial reforms, the focus remains steadfast on creating a system that not only upholds the law but does so efficiently and fairly for all. Ensuring justice is served without unnecessary delays remains a cornerstone in the reformative path that lies ahead, and the coming months are likely to be pivotal in determining the direction of Italian judicial policy.