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Il fallimento definitivo della via giudiziaria.

In ATTUALITA', OPINIONE
Dicembre 24, 2024
Il punto della situazione di Domenico Salerno…..

Intitola così l’articolo di Mario Ajello pubblicato da Il Mattino sabato 21 dicembre all’indomani della sentenza di assoluzione del Ministro Salvini, avvenuta perché “il fatto non sussiste”.  I fatti recentissimi riguardanti sentenze assolutorie in realtà sono tre, a partire dall’assoluzione dall’imputazione di corruzione per l’ex senatore Stefano Esposito dopo 7 anni di attesa che nel frattempo gli hanno rovinato l’esistenza ed inciso irrimediabilmente sulla sua attività politica e sugli affetti familiari.  La seconda sentenza, in questo caso di proscioglimento, ha riguardato l’ex Presidente del Consiglio e segretario PD Matteo Renzi, oltre Maria Elena Boschi deputato ed altri coimputati per le vicende relative al caso Open, anche in questo caso dopo 5 anni di attacchi personali e nel tentativo di condizionare l’attività politica di Renzi e del suo partito Italia Viva.  Ed infine la sentenza di proscioglimento di Salvini che rischiava 12 anni di carcere e che si è conclusa con la completa assoluzione.  Queste sentenze dimostrano parecchie evidenze e conducono all’affermazione, giusta, del giornalista Ajello, che la via giudiziaria per regolare e sovvertire l’ordinamento giuridico è fallita.  Il fallimento ha diverse componenti: sicuramente ha circoscritto allo stesso interno della magistratura italiana quella parte, purtroppo corposa, di giudici che invece di applicare le leggi fanno politica accusando  quelli che ritengono i loro avversari e nemici, con l’intenzione di eliminarli dalla scena politica, operazione in tipico stile stalinista. Laddove, per fortuna, esistono e resistono magistrati che fanno il loro mestiere onestamente quali servitori dello Stato.  Inoltre gli organi di stampa, in parte, ed i cittadini a larghissima maggioranza non sono più a fianco dei magistrati avendo finalmente capito che i giudici politicizzati esistono e come, e cercano di utilizzare la via  giudiziaria per improbabili e illeciti sovvertimenti in politica. Cittadini che sono consapevoli che la “casta” è diventata sempre più una corporazione a difesa dei loro privilegi, impunità e assoluta mancanza di responsabilità per gli errori commessi.  Impunità che in certi casi particolarmente drammatici non ha portato nemmeno alle scuse e ci riferiamo in  particolare al caso del presentatore televisivo Enzo Tortora che ha pagato con la vita la tracotanza e gli  errori di alcuni magistrati.  Sempre prendendo a spunto l’articolo di Maio Ajello, concludiamo con una citazione di Leonardo Sciascia:  “la crisi in cui versa l’amministrazione della giustizia deriva principalmente da questo: dall’incapacità del  magistrato di assumere come dramma anche intimo e personale la sua azione, e invece la esteriorizza e ne dà una manifestazione che sfiora o addirittura attua l’arbitrio”.

di Domenico Salerno