Il fascismo degli antifascisti.

In INSERTI CULTURA
Aprile 27, 2024
La nota.

In questi giorni intorno alla data del 25 aprile tra stampa, televisioni e media in generale abbiamo assistito al festival dell’odio. Tutti contro tutto e tutti. Dichiarazioni ai limiti, ma forse oltre, la follia. Ingiurie, minacce, offese e tante bugie e falsificazioni, con gli antifascisti in buona parte che hanno cercato di intimidire e impedire manifestazioni pacifiche o semplici espressioni di dissenso, con la forza, la violenza e il sopruso, degno del fascismo e del nazismo. Hanno gridato più forte quelli che politicamente rappresentano pochi o pochissimi cittadini, ma la cosa peggiore è stata verificare che anche persone di cultura e non certo riconducibili a frange fasciste, abbiano usato modi e maniere tipiche dei fascisti.

Sono stati offesi e contestati i rappresentanti dell’associazione partigiani; le forze dell’ordine senza distinguo, considerate la longa manus del potere di un paese ritenuto fascista. Odio verso tutti gli ebrei.

Bisogna chiedersi il perché di tanto odio. E soprattutto bisogna chiedersi perché anche le persone non violente hanno voluto usare toni e modalità oggettivamente violente.

Addirittura dei magistrati hanno offeso le forze di polizia, in generale, senza distinguo dimenticando quei poveri giovani che per poco più di mille euro al mese rischiano la propria vita. Qualcuno si è lamentato che i poliziotti erano in tenuta anti sommossa: e come si dovevano vestire, in frac?.

Quando si generalizza si sbaglia sempre. Non si può odiare un intero popolo o un intero corpo di polizia. Gli eccessi e le irregolarità vanno evidenziate e punite, ma sempre con mezzi giuridici, non con l’offesa, la violenza verbale o non.

Perché il mio avversario è diventato il mio nemico che devo combattere con tutti i mezzi, anche con la violenza?.

Ala fine di una guerra che aveva causato macerie di tutti i tipi, anche morali, i parlamentari costituenti seppero creare i presupposti per una pacificazione. De Gasperi e i democristiani da una parte e Palmiro Togliatti dall’altra, in particolare, seppero capire e percorrere la strada della pace sociale che portò alla ricostruzione. Oggi invece è solo l’odio e la violenza la modalità dei rapporti nel sociale.

La responsabilità della classe politica, tutta nel suo insieme, è enorme nell’aver portato il Paese all’attuale situazione di conflittualità. Tuttavia non si può non evidenziare che anche i cittadini non omologati in un partito politico, siano egualmente responsabili. Sono responsabili tutti: i magistrati, i giornalisti, gli operatori del sociale per i quali la morte o le ingiustizie sono rilevanti solo se appartengono ad una parte vicina alla propria sensibilità politica.

Il quesito, forse retorico, è dato dal cercare di capire se questa società che fa dell’odio la sua modalità di comportamento, possa avere nel suo interno gli anticorpi costituiti magari dalla cultura, dall’arte, da una sana e profonda visione religiosa, per ritornare ad essere una società civile, oppure si debba attendere un evento catastrofico per ritrovare la ragione.

di Domenico Salerno