L’Italia, notoria per la sua eccellenza nella produzione nautica, si trova di fronte a un paradosso burocratico che impedisce l’evoluzione di uno dei suoi settori più promettenti. Nonostante il riconoscimento da parte del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, del ruolo cruciale della nautica nel Made in Italy, un intoppo amministrativo sta mettendo a rischio il futuro di migliaia di lavoratori.
Recentemente emerso dai corridoi di Confindustria Nautica, l’allarme riguarda il blocco ministeriale nella certificazione necessaria per il comando di unità di diporto di medie e piccole dimensioni destinate al noleggio. Il culmine della questione è il rifiuto da parte del Ministero della Salute di rilasciare l’attestato sanitario, indispensabile per accedere ai corsi di formazione previsti dalla nuova normativa.
La legge entrata in vigore lo scorso 5 febbraio mirava a istituire un nuovo profilo professionale: l’Ufficiale del diporto di II classe. Questa figura era intesa a regolamentare una pratica già diffusa ma non suffragata da un quadro normativo adeguato, offrendo al contempo una preparazione formalizzata rispetto ai precedenti titoli ritenuti inadeguati. Eppure, secondo il Ministero della Salute, le attuali disposizioni regolamentari non contemplano questo nuovo ruolo, una contraddizione evidente dato che la norma per la sua istituzione è stata introdotta successivamente.
Questo stallo normativo non solo impedisce l’aggiornamento di standard professionali in un settore chiave, ma rappresenta anche un ostacolo al rinnovamento generazionale nel lavoro marittimo, bloccando di fatto l’ingresso di circa tre mila nuove figure professionali nel mercato del lavoro. Inoltre, il mancato adeguamento ha mantenuto molti operatori in una zona grigia di semi illegalità, lavorando “in nero” o attraverso soluzioni legali contorte che espongono alla possibilità di sanzioni.
Questi ostacoli non solo minacciano la sostenibilità economica di migliaia di famiglie, ma rischiano di intaccare l’immagine del settore nautico italiano, uno dei pilastri del successo industriale del paese noto in tutto il mondo. I detentori di titoli professionali marittimi, adatti solamente a condurre imbarcazioni di grandi dimensioni, si trovano dunque inadeguati a gestire le unità di dimensioni ridotte che formano la maggior parte del mercato del noleggio diportistico.
In conclusione, la situazione attuale esige una risoluzione che armonizzi la normativa con le esigenze pratiche e di mercato. L’obiettivo dovrebbe essere quello di facilitare l’accesso a formazioni professionalizzanti che garantiscono sia la sicurezza che la competenza nel settore. La speranza rimane che il dialogo tra Confindustria e il ministero porti a un compromesso efficace, permettendo così al settore nautico di continuare a navigare verso un futuro prospero e regolamentato.