Dopo un lungo e teso pomeriggio di discussioni, la fumata bianca tra la direzione di Wartsila e le rappresentanze sindacali, insieme a Governo, Regione e Confindustria, non è ancora visibile. La questione principale rimane la sorte dei 300 lavoratori dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, i cui ammortizzatori sociali sono venuti meno lo scorso 31 dicembre.
I colloqui iniziati alle 15:00 presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy hanno preso il via in un clima di divergenze marcato, con le parti che sembravano restare ostinatamente ancorate alle proprie posizioni. Tuttavia, la volontà comune di trovare una soluzione ha stimolato un dialogo progressivo e il laboro per raggiungere un’intesanta di alcuni macchinari del sito senza condizioni, facendo delle stesse una moneta di scambio per far rispettare gli accordi che potrebbero emergere.
Fronte a questa situazione, ci sono sostanzialmente due scenari. Da un lato, Wartsila potrebbe iniziare le procedure di licenziamento, sostenendo il costo totale degli stipendi per otto mesi. Dall’altro, potrebbe accettare la proroga dei contratti di solidarietà per altri sei mesi a partire da gennaio, dando tempo alle istituzioni di definire un Accordo di programma con Ansaldo Energia, che ha mostrato interesse nell’acquisire e reinventare lo stabilimento di Bagnoli per uno sviluppo legato alla produzione di idrogeno, progetto a cui anche la Mitsubishi giapponese potrebbe guardare con favore.
Il nodo centrale della trattativa rimane, quindi, il bilanciamento tra le esigenze aziendali e quelle dei lavoratori, con il rischio di licenziamenti difronte all’opportunità di riconversione industriale sul territorio. Su questa linea di confine si gioca il futuro dell’impianto e di centinaia di famiglie.
Nei corridoi del ministero si lavora febbrilmente alla stesura di un testo di accordo che potrebbe servire da base per l’ultima fase dei negoziati. E mentre le ore si susseguono e la sera cala sulla capitale, l’attesa si fa sempre più densa, con la speranza che il dialogo possa trasformarsi in un piano concreto di salvaguardia sia occupazionale che produttiva. La comunità locale e i lavoratori attendono con trepidazione, sapendo che dalle decisioni prese a quell’incontro dipenderà in larga misura il loro futuro.