L’Associazione Bancaria Italiana (ABI), nell’ultima memoria depositata alla commissione Bilancio della Camera, ha messo in rilievo la significativa incidenza economica derivante dal rinvio nell’applicazione delle imposte anticipate, stimata in circa 4 miliardi di euro. Tale decisione, inserita all’interno della recente manovra economica, ha sollevato preoccupazioni nel settore bancario, evidenziando l’inevitabile riflessione finanziaria che ne consegue.
La normativa in discussione introduce un posticipo nel tempo per il recupero fiscale di specifiche componenti negative di reddito, che hanno già soddisfatto i criteri per la deduzione secondo gli usuali principi contabili. Un meccanismo che, benché possa apparire come una semplice dilazione temporale, implica un’inequivocabile pressione economica per le banche, che si trovano a dover gestire un’immediata minor disponibilità di risorse a fronte di impegni e piani finanziari già delineati.
L’ABI, inoltre, ha sollevato perplessità e richiesto chiarimenti in merito ad aspetti normativi che potrebbero introdurre ambiguità interpretative e potenziali controversie di costituzionalità. Un esempio calzante è il dibattito su una nuova disposizione che introdurrebbe la presenza obbligatoria di rappresentanti del Ministero dell’Economia e delle Finanze nei collegi sindacali delle società che beneficiano di contributi pubblici, estendendo tale obbligo anche al settore privato.
L’argomento si lega strettamente anche alla recente abolizione dell’Ace (Aiuto alla Crescita Economica), un incentivo che ha favorito la capitalizzazione e la crescita dimensionale delle imprese. L’ABI evidenzia come la cessazione di tale strumento abbia rimosso un pilastro importante per la salute finanziaria della realtà imprenditoriale italiana, apportatrice diretta e indiretta di sviluppo economico. La proposta dell’associazione è dunque quella di reintrodurre meccanismi affini per continuare a supportare l’espansione e la resilienza delle imprese nel nostro Paese.
Una nota di merito è rivolta al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, che sta per concludere il suo periodo sperimentale alla fine del 2024. Qui, l’ABI sottolinea l’efficacia dimostrata da questo strumento nel facilitare l’accesso al credito per le PMI e propone una sua stabilizzazione e un adeguato rifinanziamento per il 2025, per assicurare che banche e imprese possano continuate a beneficiare di tale importante leva di politica economica.
Queste riflessioni dell’ABI, quindi, si collocano in un contesto di analisi critica e propositiva, dove l’impegno a un dialogo costruttivo con le autorità legislatrice è prioritario per garantire il benessere della struttura economica e finanziaria nazionale. In conclusione, mentre la manovra economica cerca di navigare tra le necessità di bilancio statale e il sostegno al tessuto produttivo, le osservazioni dell’ABI confermano la necessità di un approccio equilibrato e ponderato, fondamentale per assicurare stabilità e crescita nel medio e lungo termine.