297 views 3 mins 0 comments

Incertezze Nucleari: L’Evoluzione dei Rischi a Kursk e Chernobyl

In ECONOMIA
Agosto 28, 2024

Le centrali nucleari di Kursk e Chernobyl, nonostante condividano somiglianze tecniche significative, presentano rischi attuali notevolmente differenti. È quanto emerge da un’analisi approfondita degli esperti in materia, tra cui spicca Mariano Tarantino, responsabile per sistemi nucleari di Enea, che ha recentemente discusso la situazione a seguito del riacutizzarsi del conflitto tra Russia e Ucraina.

Kursk, situata nella città di Kurcatov a meno di 50 km dal confine con l’Ucraina, ripropone in un contesto moderno le problematiche legate alla sicurezza nucleare che furono tragicamente evidenziate dall’incidente di Chernobyl nel 1986. Entrambe le strutture utilizzano tecnologia RBMK (reaktor bolshoy moshchnosti kanalny), un tipo di reattore nucleare raffreddato ad acqua e moderato a grafite, notoriamente privo di un sistema di contenimento adeguato che nelle centrali più moderne serve a bloccare eventuali fughe di radiazioni ionizzanti.

La tecnologia RBMK, redditizia ma obsoleta, venne ampiamente adottata in passato nell’Unione Sovietica; però, oggi resta in esercizio solo in pochi siti, data la sua tendenza alla variabilità di potenza e ai rischi che questo comporta. A ciò si aggiunge un elemento di preoccupante attualità: la centrale di Kursk si trova in una zona geograficamente esposta alle tensioni del conflitto russo-ucraino, aumentando il rischio di attacchi esterni, ad esempio tramite missili o droni.

Tarantino ha prudentemente osservato che, sebbene la struttura di Kursk sia essenzialmente identica a quella di Chernobyl, la possibilità di un disastro di simili proporzioni è bassa, dal momento che lo scenario immanente prevederebbe attacchi esterni piuttosto che errori interni, come avvenne nel disastro del 1986. Tuttavia, l’impatto potenziale di attacchi su tale infrastruttura rimane di gravità rilevante, potendo provocare danni estesi e dispersione di materiale radioattivo.

Di recente, la centrale di Kursk è stata al centro di una visita ispettiva da parte di Rafael Grossi, capo dell’Agenzia Internazionale per l’energia atomica (AIEA), il quale ha segnalato la presenza di “tracce di attacchi di droni” senza tuttavia attribuirne la responsabilità. La visita, più che simbolica, ha permesso di accendere i riflettori internazionali su una situazione già di per sé tesa, e di valutare i danni che potrebbero aver già colpito l’impianto.

Tra l’altro, diversamente dalla centrale di Zaporizhzhia, anch’essa situata in un’area di conflitto ma dotata di innovativi reattori VVER-1000 e di robusti sistemi di contenimento, quella di Kursk si presenta con una vulnerabilità molto più marcata. Ciò rafforza l’urgente necessità di monitorare costantemente la sicurezza dell’impianto e di implementare tutte le misure preventive possibili per mitigare ogni rischio di contaminazione.

In questo contesto inquietante, la comunità internazionale è chiamata a una risposta coordinata e decisa per garantire che la crisi nucleare non diventi un ulteriore terreno di scontro nella già delicata regione dell’Europa orientale. La lezione di Chernobyl non deve essere dimenticata, ma utilizzata come fondamentale campanello di allarme per evitare futuri disastri.