
Il settore metalmeccanico in Italia vive un periodo di sorprendente crescita economica, con una robustezza che si rispecchia nell’aumento sia del numero di occupati che del fatturato aziendale. Tuttavia, nonostante l’espansione economica, l’apprezzamento salariale dei lavoratori rimane significativamente stagnante, come evidenzia l’ultimo studio condotto dal centro studi della Fiom-Cgil.
Nel periodo 2019-2023, si è registrato un incremento del 33% del valore della produzione nel settore, una cifra che sottolinea una ripresa vigorosa dopo anni di incertezza. In parallelo, gli utili delle imprese hanno visto un incremento impressionante del 91%, raggiungendo e superando la soglia dei 30 miliardi di euro nel 2023. Al contrario, l’adeguamento dei salari sembra non aver tenuto il passo con queste evoluzioni, crescendo di una percentuale modesta del 19%.
Questo squilibrio si estende anche alla correlazione tra profitti e investimenti in capitali umani e tecnologici. Mentre i profitti galoppiano, gli investimenti restano prudenti, perfino avari, con riflessi sulla qualità del lavoro e sulla stessa prospettiva di crescita a lungo termine del settore.
Infatti, nel 2023 il settore ha registrato un incremento occupazionale, con 103.000 nuovi addetti portando il totale a 2,67 milioni di lavoratori. Questo aumento dell’occupazione, benché positivo, non è necessariamente sinonimo di miglioramento delle condizioni lavorative o di aumento proporzionale delle retribuzioni.
Rispetto a queste dinamiche, la Fiom-Cgil ha lanciato delle proposte precise e ambiziose. Una tra queste è l’istituzione di un confronto strutturato a livello nazionale ed europeo, orientato verso un “accordo per il lavoro e l’ambiente”. Questa strategia comprende la creazione di tre fondi pubblici interconnessi per sostenere investimenti nei settori strategici, facilitare l’aggregazione delle PMI nelle filiere e fondare un’agenzia dedicata alla ricerca e sviluppo.
Le altre iniziative del sindacato mirano a instaurare un Osservatorio nazionale dell’industria metalmeccanica, la negoziazione per una transizione ecologica e tecnologica di qualità, oltre all’importante necessità di bloccare i licenziamenti e di utilizzare ammortizzatori sociali come la cassa integrazione in maniera innovativa durante questa fase transitoria.
La discrepanza tra l’incremento degli utili e quello dei salari solleva questioni di equità economica e di sostenibilità futura nel settore. Inoltre, essa stimola una riflessione più ampia sul modello di sviluppo che vogliamo perseguire: un modello che valoreggia il capitale umano al pari di quello finanziario e che consideri la crescita economica come mezzo per migliorare concretamente la vita di tutti i lavoratori.
In questo contesto, il settore metalmeccanico italiano si trova a un bivio: continuare sulla strada degli incrementi economici concentrati sul vertice aziendale o ripensare il modello di crescita in una forma più inclusiva e sostenibile. La risposta a questa domanda definirà non solo il futuro del settore, ma anche il tessuto socio-economico del paese.