
Nel 2024, il panorama economico italiano ha visto emergere un fenomeno significativo: il marcato rallentamento dell’inflazione, con ripercussioni diverse a seconda della classe sociale. Questo fenomeno ha interessato in particolare i beni energetici e i beni di consumo, riscontrando una minore incidenza nei servizi, settore che, al contrario, pesa di più sulle spese delle famiglie più agiate.
Secondo l’Istat, il rallentamento dell’inflazione ha avuto un impatto maggiore sulle famiglie con minori capacità di spesa. Per queste famiglie, l’inflazione è drasticamente diminuita, passando da una crescita annua del 6,5% nel 2023 a solamente lo 0,1% nel 2024. Al contrario, per le famiglie appartenenti al quinto gruppo di spesa, ossia quelle più abbienti, la riduzione è stata meno marcata: da +5,7% a +1,6% nello stesso periodo.
Il calo significativo dell’inflazione per le famiglie economicamente svantaggiate è stato principalmente dovuto alla discesa dei prezzi dell’energia, che hanno registrato una riduzione complessiva del 5,8% e 5,9% per i primi due gruppi di spesa. Inoltre, si è assistito a un deciso rallentamento nella crescita dei prezzi degli alimenti lavorati, passando da un incremento del 10,2% e 9,4% nel 2023 a solamente un 2,3% e 2,5% nel 2024 per i due gruppi rispettivamente.
Questo alleggerimento del carico inflazionistico sulle spalle delle famiglie meno abbienti è fondamentale, considerando che esse destinano una quota più ampia del loro bilancio ai beni energetici (16,5%) e agli alimenti lavorati (21,2%) rispetto alle famiglie più ricche, che allocano rispettivamente solo il 7,4% e il 10,9% in queste categorie.
Nonostante i segnali positivi nei beni di consumo e nell’energia, il settore dei servizi ha mostrato un rallentamento meno pronunciato e più differenziato. I servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, che influiscono in misura minore sul bilancio delle famiglie economicamente più deboli (6,7%), hanno visto un rallentamento della crescita dell’inflazione da +4,7% nel 2023 a +3,5% nel 2024. D’altra parte, per le famiglie più abbienti, il rallentamento è stato più marcato, passando da +6,9% a +4,4%.
Tale differenza sottolinea come la struttura di spesa tra le famiglie italiane sia un fattore determinante nel percepire l’impatto dell’inflazione. Le famiglie con minori risorse finanziarie risultano più vulnerabili alle fluttuazioni dei prezzi dei beni di prima necessità, mentre quelle più agiate sono più esposte alle variazioni dei costi dei servizi.
Concludendo, il 2024 ha offerto un tasso di inflazione quasi nullo per le famiglie a reddito più basso, un sollievo significativo che riflette una riduzione nella pressione dei prezzi soprattutto nei settori vitali come l’energia e l’alimentazione. Questo scenario ha permesso a queste famiglie di fronteggiare meglio le sfide economiche dell’anno, evidenziando l’importanza delle politiche economiche centrata sulle necessità dei gruppi sociali più vulnerabili.