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Italia campione del mondo! 5 luglio 1982 – Ricordo di un trionfo epico.

In SPORT
Luglio 05, 2025
E oggi, quando rivediamo quelle immagini sgranate ma immortali, sentiamo ancora il boato di quel “Campioni del Mondo! Campioni del Mondo!” urlato in radiocronaca da Nando Martellini.

Madrid, 5 luglio 1982. Una data scolpita a fuoco nel cuore di milioni di italiani. Quarantatré anni dopo il primo Mondiale del 1938, e a 12 anni dall’amarezza messicana del 1970, l’Italia alza di nuovo la Coppa del Mondo al cielo di Madrid, al Santiago Bernabéu, illuminato da una notte che sembrava infinita. C’è nostalgia nel ripensare a quelle immagini in bianco e nero che finalmente si colorano d’azzurro vivido. Dino Zoff, 40 anni e mani salde come la roccia, che alza la Coppa al cielo. Enzo Bearzot, burbero e riservato, che accoglie il Presidente Pertini nello spogliatoio come fosse uno di famiglia. Paolo Rossi, l’eroe improvviso e inaspettato, che scrive il suo nome nella leggenda dopo un ritorno tanto discusso quanto decisivo.

Aspetti tecnici di un capolavoro tattico

Italia-Germania Ovest 3-1 non fu solo una vittoria di cuore. Fu una partita studiata con la lente del stratega. Bearzot impostò la squadra in un 4-3-3 che si trasformava in un 4-5-1 in fase difensiva, con Antognoni a gestire i ritmi (pur assente in finale per infortunio, ma fondamentale fino alla semifinale), e Tardelli, Oriali e un monumentale Conti a macinare chilometri e idee. L’Italia lasciò il possesso ai tedeschi nella prima fase, resistendo alle sfuriate di Rummenigge e Breitner. Zoff fu decisivo sul colpo di testa di Stielike, e la difesa – Gentile, Cabrini, Scirea e Collovati – si dimostrò compatta come un fortino medievale.  Poi, nella ripresa, l’azzurro si trasformò in tempesta. Cabrini sbagliò un rigore, ma l’Italia non si smarrì. Al 57’ Conti scardinò la difesa tedesca con una progressione devastante, servendo Rossi per l’1-0. Al 69’ Tardelli segnò il gol della liberazione, urlando in un’esultanza iconica, occhi sgranati e braccia spalancate verso il mondo intero. Infine, al 81’, Altobelli firmò il 3-0 dopo un contropiede magistrale orchestrato ancora da Conti.  Solo un gol di Breitner nel finale, quasi per rispetto, segnò il tabellino tedesco.

Il gruppo prima del singolo

Quella Nazionale fu la celebrazione del collettivo. Nessuna stella presuntuosa, ma una squadra forgiata dalle difficoltà. Superato un girone iniziale grigio e pieno di polemiche (tre pareggi), l’Italia sbocciò con la mitica vittoria sul Brasile di Zico e Sócrates (3-2 con tripletta di Rossi) e poi con l’Argentina di Maradona, domata a suon di pressing e marcature ferree. Bearzot, bersagliato dalla critica, rispose col silenzio stampa e la forza del gruppo: fu la prima volta che si parlò davvero di “famiglia Azzurra“.

Un paese in festa

Nella notte del 5 luglio 1982, le piazze italiane diventarono oceani di bandiere, clacson, abbracci tra sconosciuti. Sandro Pertini, in tribuna, alzava l’indice e rideva di gusto, “non ci prendono più”, diceva guardando i tedeschi.  Quel Mondiale non fu solo calcio. Fu riscatto. Fu il Paese che voleva dimenticare gli anni di piombo. Fu l’orgoglio di una generazione che trovava unità, almeno per un’estate, dietro un pallone e una maglia azzurra.   E oggi, quando rivediamo quelle immagini sgranate ma immortali, sentiamo ancora il boato di quel “Campioni del Mondo! Campioni del Mondo!” urlato in radiocronaca da Nando Martellini.  Ci commuove perché, in fondo, non si tratta solo di una partita. È un pezzo di vita. Di storia. Di Italia.

di Mat. Lib.

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Mat. Lib.